1 Si mise a parlare loro con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 2 Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. 3 Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 4 Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. 5 Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6 Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 7 Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. 8 Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9 Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Si mise a parlare loro: gli interlocutori sono ancora quelli che volevano discutere con Gesù della sua autorità, i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani. Gesù racconta una parabola che evoca il canto della vigna del profeta Isaia (Is 5, 1-7). La parabola parla del progetto di Dio sul popolo di Israele e su tutta l’umanità. La vigna ci rimanda all’Eden e ai racconti della creazione, quando Dio crea il mondo e lo affida alla sua creatura prediletta, l’essere umano. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano: questa frase ricorda i richiami molto belli nei racconti della creazione alla responsabilità dell’uomo sul grande dono della creazione, non un dono fatto e finito, ma qualcosa da completare con il suo lavoro. Il raccolto della vigna potrebbe proprio rappresentare la fecondità della creazione che, con la benedizione di Dio e tramite la sapiente cura degli esseri umani, continua a dare frutti nel tempo.
Il peccato spezza la bellezza del disegno originario di Dio e il grande dono della creazione è rovinato dalla cupidigia e dall’idolatria degli esseri umani. I servi mandati dal padrone della vigna sono i profeti che Dio manda al popolo da lui eletto, Israele, perché ascolti la sua parola e si converta. Questi servono vengono maltrattati e uccisi. Qui troviamo il riferimento a Giovanni Battista e al suo battesimo che Gesù pone al centro della sua domanda in replica alla questione posta dai capi del popolo per metterlo in fallo.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio! Questo figlio amato mandato negli ultimi tempi è lui, è Gesù, quello che i capi vogliono far morire. Infatti la sua sorte sarà quella degli altri profeti, anzi subirà una morte ancora più ignominiosa fuori dalla vigna, fuori dalle mura di Gerusalemme.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Ritorna il lamento di Is 5, 4: che altro dovevo fare ancora alla mia vigna?
Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri: il sacrificio del figlio porterà un effetto inimmaginabile. La vigna sarà data alle Genti e ai Giudei che avranno creduto in Gesù, mentre una porzione di Israele verrà abbandonata al suo destino di auto-esclusione, ma non per sempre, come dice S. Paolo in Rom 9, perché il disegno di Dio basato sull’elezione non si può cancellare.
Con il sacrificio di amore di Gesù Dio ha fatto conoscere che il suo disegno di salvezza non esclude nessuno: anche voi, che un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia (1 Pt 2, 10).
Dio ti benedica. E voi pregate per noi. Francesco, Giovanni e Giancarlo M.