1 Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2 e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. 3 E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». 4 Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. 5 Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». 6 Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. 7 Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. 8 Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. 9 Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! 10 Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!». 11 Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Con l’inizio del cap.11 stiamo entrando nel mistero della Pasqua di Gesù, cuore di tutta la sua e nostra esistenza.
I preparativi che fin da oggi Egli mette in atto giungeranno al pieno compimento nel suo sacrificio d’amore.
L’ingresso a Gerusalemme è presentato quindi come una grande liturgia che introduce agli eventi finali della passione, morte e risurrezione di Gesù, predetti nell’ultimo annuncio fatto da Gesù stesso: ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi (Mc 10,33).
Ci sono molte similitudini tra questa preparazione e quella dell’ultima cena: sembra in realtà che non ci sia niente da preparare, che tutto sia già pronto e si tratti solo di trovarlo. C’è un disegno divino che Gesù conosce e che precede l’umile opera di quelli che devono occuparsi della preparazione.
Gesù prevede anche l’obiezione del padrone del puledro che poi succederà davvero e dà istruzioni ai discepoli in proposito. La frase Il Signore ne ha bisogno rivela alla fine il senso profondo di quella preparazione: il Signore si appresta ad essere consegnato nelle mani dei suoi nemici in obbedienza a un preciso disegno, alla volontà del Padre. Il puledro deve avere la caratteristica di non essere mai stato cavalcato da nessuno: c’è in questo un richiamo sacrificale, anche la giovenca per i riti di purificazione (Dt 21, 3) doveva non avere ancora lavorato e portato il giogo.
L’ingresso di Gesù in Gerusalemme come re di pace compie quanto previsto dal profeta Zaccaria (Zc 9, 9-10): fa il suo ingresso un re giusto e vittorioso, ma umile, che farà sparire i cavalli e il carro di guerra, che annuncerà la pace alle nazioni.
Viene accolto con tutti gli onori, con i mantelli stesi sulla strada e le fronde tagliate dagli alberi. Le acclamazioni sono prese da salmo 117. La frase: benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide c’è solo in Marco: ha un forte impronta messianica, è un riferimento alla grande profezia di Natan su Davide e la sua discendenza (2 Sam 7, 8-17).
Un’altra caratteristica di Marco è l’ingresso di Gesù nel tempio e il suo sguardo intorno: è una ulteriore conferma della centralità del culto sacrificale nella vicenda della Pasqua di Gesù.
Dio ti benedica. E tu prega per noi.
Francesco, Giovanni e Giancarlo M.