Non si sapeva chi sarebbe venuto alla Dozza per la Messa del congedo di Marcella. Si pensava che il saluto reso dai suoi amici più cari nella camera ardente di Palazzo d’Accursio fosse sentito dagli amici come la celebrazione più vera per lei e per i suoi cari. Ma la chiesa si è ugualmente riempita.

Scrivo qualche ora più tardi e mi chiedo se abbiamo veramente ricordato quello che era il fondo segreto e prezioso della sua anima. Quale sia la “parabola vera” della sua vita. E anche adesso fatico a riconoscerla e quanto più ad esprimerla. Perchè non siamo abituati ad incontrare un’esperienza cristiana come la sua. E’ più semplice ed immediato collegare la fede con un sistema dottrinale e con un’interpretazione etica dell’esistenza. E purtroppo è ancora più consueto l’angoscioso spettacolo di un cristianesimo di facciata, tanto ossequioso quanto vano e interessato.

Siamo così poveri di fede che bastano i peccati nostri o degli altri a metterci con le spalle al muro. Marcella è di tutto questo l’opposto. La contraddizione. Il suo cristianesimo è stato sempre rigorosamente nascosto, persino al di là di qualche sua dichiarazione. Il suo cristianesimo è stato sempre lo sguardo profondo del suo cuore: su tutti e su tutto.

E questo sguardo aveva la sua rigorosa regìa nello sguardo del Padre. Per Lui, in Gesù, siamo tutti suoi figli. Una mancanza di confine che amo ritrovare ogni domenica, mentre si fa sera nel giorno di Dio, e m’incontro con quel salmo 147 che anche la nuova versione italiana del testo biblico non ha avuto il coraggio di cogliere: là dove è scritto che Dio “mette pace nei tuoi confini”, ma dove ben più aggressivamente il testo originale dice che Egli “ha messo come tuoi confini la pace”. Sicchè, quando pensi di essere arrivato al limite, al confine, là dove poi comincia l’altro, il diverso, l’estraneo, e qualche volta addirittura il nemico, là tu trovi la Pace. Quella pace di Dio che nella persona e nella parola di Gesù, il giovane rabbino di Galilea, il profeta scomodo, ha avvolto tutti e tutto.

Dio, infatti, è il Padre di tutti! Dei credenti e dei non credenti. Di chi va in chiesa e di chi non ci va. Dei buoni e dei cattivi. Dei puri e degli immorali. Dei ricchi e dei poveri. Dei vivi e dei morti. E tutti sono figli, siamo figli, dell’unico Padre. Tale era lo sguardo profondo di Marcella. Oltre il confine. Là dove l’alterità sembra essere inevitabilmente separazione, pronta a divenire esclusione, là il suo sguardo profondo vedeva, nel segreto e nel profondo, i figli e le figlie di Dio. Lei stessa era profezia “violenta”, perchè tale è la profezia, profezia di un muro che deve essere abbattuto, perchè più di duemila anni fa Gesù Cristo, la nostra pace, l’ha abbattuto “per eliminare in se stesso l’inimicizia”.

Con l’audacia grottesca dello shernitore, e con la dolcezza profonda della madre, Marcella ha aiutato moltissimi alla scoperta che nessuno è dimenticato e che tutti siamo amati. Il suo amore ha visitato la solitudine di molti. E molti di quei molti oggi piangevano la sua partenza nella chiesa della Dozza. Abbiamo cercato di rassicurare tutti e ciascuno che, nella potenza del Risorto, Marcella si renderà presente a ciascuno dei suoi figli e delle sue figlie. Nella luce piena e serena di Gesù, che è risorto per rimanere sempre con noi.

Giovanni Nicolini – Resto del Carlino 14 settembre 2010