1 Il Signore disse ancora a Mosè: 2 “Parla agli Israeliti e riferisci loro: Ecco le solennità del Signore, che voi proclamerete come sante convocazioni. Queste sono le mie solennità. 3 Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di santa convocazione. Non farete in esso lavoro alcuno; è un riposo in onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete. 4 Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete nei tempi stabiliti. 5 Il primo mese, al decimoquarto giorno, al tramonto del sole sarà la pasqua del Signore; 6 il quindici dello stesso mese sarà la festa degli azzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito. 7 Il primo giorno sarà per voi santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro servile; 8 per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà la santa convocazione: non farete alcun lavoro servile”. 9 Il Signore aggiunse a Mosè: 10 “Parla agli Israeliti e ordina loro: Quando sarete entrati nel paese che io vi dò e ne mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come primizia del vostro raccolto; 11 il sacerdote agiterà con gesto rituale il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote l’agiterà il giorno dopo il sabato. 12 Quando farete il rito di agitazione del covone, offrirete un agnello di un anno, senza difetto, in olocausto al Signore. 13 L’oblazione che l’accompagna sarà di due decimi di efa di fior di farina intrisa nell’olio, come sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave in onore del Signore; la libazione sarà di un quarto di hin di vino. 14 Non mangerete pane, né grano abbrustolito, né spighe fresche, prima di quel giorno, prima di aver portato l’offerta al vostro Dio. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.
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Solennità, convocazioni, sono chiamate nel nostro testo le feste. Sono le occasioni nelle quali il popolo di Dio si raccoglie insieme, e insieme al suo Signore. Celebrano il cuore della fede di Israele: Dio lo ha salvato per farne il suo popolo. Dal drammatico divorzio tra Dio e i progenitori si è finalmente giunti al nuovo grande incontro: fa bene S.Agostino a chiamare “felice colpa” quella di Adamo, che ha provocato le grandi nozze, rispetto alle quali la conversazione adamitica con Dio era solo profezia.
Ma prima di descrivere le feste, il Signore ricorda quella “festa” in assoluto che è il ritmo del tempo segnato dal sabato. Il commento ebraico dice che qui viene ricordato il sabato per affermare che la non celebrazione delle feste è come violare il sabato, e la la fedeltà alle feste è come custodire fedelmente il sabato. Questo dice bene come il sabato sia veramente il cuore del tempo e il cuore della fede, non solo di Israele ma del mondo intero, cioè di tutta la creazione e di tutta la storia! “..in tutti i luoghi dove abiterete” dice al ver.3 proprio per sottolineare il valore universale del sabato.
Ed ecco ora la festa tanto importante da definire l’inizio del tempo, e quindi la fonte dei “tempi stabiliti”(ver.4) per tutte le sante convocazioni, il primo dei mesi. Il nostro testo non è descrizione della liturgia di queste feste, ma la sottolineatura del riposo e dell’offerta dei sacrifici. Con chiarezza il nostro brano lega strettamente la “pasqua del Signore” del giorno decimoquarto”(ver.5), con la festa degli azzimi “il quindici dello stesso mese”(ver.6), e i sette giorni in cui si mangia il pane non lievitato; e precisa che il primo giorno è riposo e negli altri giorni si offrono sacrifici al Signore. E’ sempre Pasqua.
E, una volta “entrati nel paese”(ver.10), sarà interno alla Pasqua anche il rito di agitazione del covone, offerta di primizia “perchè sia gradito il vostro bene”(ver.11).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La parola “convocazione” ricorre molte volte nel brano di oggi. Le Feste per il popolo di Israele sono occasione di convocazione, di radunarsi insieme in alcuni giorni particolari per lodare e ringraziare Dio.
Anche Gesù nel Vangelo dice l’importanza di questo trovarsi insieme: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”.
E’ molto importante il v. 2 “Queste sono le MIE feste” dice il Signore. Non solo perchè si fa festa per / al Signore, ma anche perchè in esse il Signore stesso – in qualche modo – fa festa con il suo popolo.
Festa = convocazione. E’ la festa dell’incontro di Dio con il suo popolo. Come la Tenda del convegno (stessa parola) è il LUOGO per l’incontro con Dio, così le feste dell’anno e della settimana sono il TEMPO dell’incontro tra Dio e il suo popolo. Questo è vero anche per noi, ed è importante anche ricordare l’ammonimento dei profeti (p.es. Isa 1:14) a che le Feste del Signore non diventino “le nostre feste” non gradite a Dio e incapaci di favorire l’incontro con Lui.
“…al tramonto del sole sarà la Pasqua del Signore…
giorno di assoluto riposo e di santa convocazione…
Non farete in esso lavoro alcuno; è un riposo in onore del Signore…
…prima di aver portato l’offerta al vostro Dio…”
Il brano di oggi a me sembra quasi un salmo, una poesia, un canto di gioia.
Ci invita a fermarci, a fare una sosta, a contemplare, ad immergerci nella natura, a rallentare il nostro tempo, la nostra fretta.
Ci chiede di fare silenzio, di ascoltare, dentro di noi, dentro i fratelli, dentro il Signore, per onorare la sua Pasqua, per preparare un’offerta, un degno dono di ringraziamento per il nostro Dio, che ci accoglie e gradisce l’umiltà, la povertà, la debolezza del suo popolo.