33 Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34 Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35 Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». 36 Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. 37 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38 Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. 39 Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Seleziona Pagina
Mi sembra che il significato profondo della pratica del digiuno nella fede dei padri ebrei sia una confessione-proclamazione della propria debolezza e quindi del bisogno di essere visitati e salvati da Dio.
Siamo ben lontani da un’idea di sacrificio e “fioretto” che spesso caratterizza la pratica del digiuno nella devozione cristiana, e che di fatto rivela una certa influenza delle spiritualità orientali che concepiscono il digiuno e lo propongono come un processo e un cammino di “spiritualizzazione”, e quindi come una “crescita” del livello e della potenza spirituale.
C’è dunque quasi un radicale diversità tra il “digiuno” ebraico-cristiano e la tradizione delle spiritualità orientali.
Ma il quesito che oggi pongono i farisei e i loro scribi a Gesù e ai suoi discepoli non è tanto sul significato del digiuno, quanto, più semplicemente, sul digiunare o non digiunare: perché lo fanno i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei, e i discepoli di Gesù mangiano e bevono?
La risposta è quella di un’attesa e di un bisogno che con la venuta del Figlio di Dio è terminata!
Dunque, né il digiuno “orientale”, che come dicevo è invece piuttosto presente anche tra noi, né il digiuno della fede ebraica, perché la profezia si è compiuta e la salvezza messianica è presente e in atto.
Per questo, il “banchetto” – “mangiano e bevono” – è la festa per la venuta e la presenza del Messia del Signore!
Ed è festa nuziale perché il Figlio di Dio è venuto a celebrare, con il suo Vangelo e la sua Pasqua, l’unione nuziale, piena ed eterna tra Dio e l’intera umanità!
I giorni, “quando lo sposo sarà loro tolto” sono quelli in cui la comunità cristiana celebra la morte d’amore del Figlio di Dio, e dunque ne attende e ne supplica la risurrezione!
Mi permetto di aggiungere una piccola nota circa l’ipotesi che il digiuno possa significare anche un “mangiare meno” da parte di noi che mangiamo e beviamo troppo davanti ai moltissimi che non hanno né cibo nè acqua!
I vers.36-39 evidenziano la condizione diversa tra la fede ebraica e quella cristiana con gli attributi “vecchio-nuovo”.
Il banchetto messianico non è soltanto la novità del banchetto rispetto al digiuno, ma esige anche la novità profonda delle nostre persone!
Per bere questo meraviglioso salutare “vino nuovo”, anche noi dobbiamo essere interiormente e intimamente “nuovi”!
Non si tratta solo di una “novità” della pratica religiosa, ma della novità splendente dei “figli di Dio”!
Il ver.39 vuole forse esprimere la “fatica” di chi essendo legato alla tradizione antica deve ora entrare nell’evento nuovo del Signore Gesù!
Ma forse non è neanche solo il travaglio del passaggio dalla fede della profezia e dell’attesa alla fede della pienezza che è Gesù!
Forse ognuno di noi è sempre posto davanti alla eterna novità e all’esigente e incessante rinnovamento della fede di Gesù, che non può essere solo una prassi liturgica, ma esige da noi in ogni momento e in ogni circostanza il passaggio pasquale dalla morte alla vita.
Dalla condizione del peccatore alla creatura nuova generata dal sacrificio d’amore del Figlio di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù non ha mai chiesto ai suoi discepoli di praticare il digiuno. Come è noto, la “fortuna” della pratica nei secoli passati è dipesa in gran parte da quelle parole di Gesù: “Questa specie di demoni si caccia solo con la preghiera”, cui un copista del IV secolo aveva aggiunto “e col digiuno”. Per noi è sempre tempo di festa, poiché lo Sposo è presente e le nozze si vanno consumando. E’ tempo di assoluta novità e Gesù ce lo fa capire con le due bellissime immagini, una al femminile (il vestito e la toppa) e uno al maschile (il vino e gli otri). Notiamo l’attenzione e la sensibilità di Gesù nel fare riferimento in modo appropriato all’uno e all’altro sesso. Riguardo al significato di queste immagini, rileggo il commento di Giovanni.