38 Uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. 39 Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. 40 Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. 41 Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. 42 Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. 43 Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». 44 E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
Luca 4,38-44

Mi sembra di cogliere, nella Parola che il Signore oggi ci regala, qualche accenno prezioso allo stato d’animo con il quale Gesù vive le vicende che stiamo attraversando.
Dopo l’episodio clamoroso della sinagoga colgo un accenno positivo nel suo recarsi alla casa di Simone. Quasi un bisogno e un’opportunità per non esporre troppo clamorosamente il segreto della sua persona e la potenza della sua opera.
In casa di Simone tutto sembra assumere un carattere più semplice e quasi affettuoso: la donna in preda ad una grande febbre, la preghiera delle persone, il suo chinarsi su di lei per liberarla, e infine l’alzarsi di lei per servirli: tutto mi sembra portarsi a livelli meno clamorosi e pubblici, ma proprio per questo ad un clima più sostanziale.
La stessa “diaconia” della donna guarita si presenta come la possibilità per lei di fare quello che le è proprio e che prima non poteva compiere, non solo perché era ammalata, ma anche perché non aveva ancora avuto questo straordinario incontro con il Signore!
Adesso lei è veramente se stessa!
Ed è bello che la casa di Simone diventi il luogo dove vengono condotti i malati, che egli guarisce imponendo le mani su ciascuno.
A quelli che egli libera da demoni egli chiede autorevolmente il segreto, quasi desiderasse mettere in evidenza non tanto la sua opera, ma piuttosto la novità che visita la vita umana.
In tal senso è prezioso che Gesù rivendichi il primato e l’urgenza dell’annuncio della “buona notizia del regno di Dio” (ver.43), che esige Egli non venga trattenuto per l’opera evidentemente preziosa della guarigione-liberazione di tutti quelli che “erano affetti da varie malattie”, da molti dei quali “uscivano anche demoni” ai quali Egli imponeva di non parlare e di non gridare “Tu sei il Figlio di Dio”!
Mi sembra appunto di cogliere una preferenza per il primato dell’annuncio evangelico, considerando come “conseguenza” la sua potenza miracolosa nella vita delle persone.
E la suocera di Pietro diventa l’ “ikona” di un’esistenza finalmente vivibile nella sua sostanza, che per lei – donna! – compare per la prima volta come “Diaconia”! Una “diaconia” femminile?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Notiamo in questi versetti la presenza di una parente di Simone, la suocera. Non vengono mai menzionati, invece, la moglie e gli eventuali figli. Gli astanti sono premurosi verso la suocera malata; “lo pregarono per lei”. Gesù si accosta, si china sulla donna (in altri casi tocca il malato, cosa contraria alle norme vigenti) e la guarisce. La donna “si alzò in piedi e li serviva”: nota un commentatore che ella, servendo il Figlio di Dio, è equiparata ai sette angeli che, secondo la tradizione, sono dediti al servizio di Dio. Una donna tra “gli angeli del servizio”. – Al v.43 Gesù ci dice qual è la sua missione: l’annuncio del Regno di Dio; non si tratta di un posto, di un luogo, ma è Dio che viene a occuparsi di noi, ad aver cura di noi uomini come solo lui può fare.