28 Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista.
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Ascoltiamo uniti insieme il brano di ieri (vers.13-27) e quello di oggi (vers.28-31) perché ieri una “fuga” a Roma per dire qualcosa di don Giuseppe Dossetti mi ha impedito di scrivere.
Come se ascoltassi questa Parola per la prima volta – ma in certo senso la Parola di Dio è sempre così nuova da esser sempre ascoltata “per la prima volta”!
Mi affascina questo “mettersi per strada” di Gesù che senza farsi riconoscere va alla ricerca dei “suoi” ancora troppo deboli per poter tutto cogliere di Lui, il Figlio di Dio. E come spesso accade per il dono e l’avventura della fede, può apparire “vero” ciò che è visto con occhi non illuminati dal dono di Dio.
La loro tristezza è intrecciata con l’unica interpretazione che sembra possibile, e di cui la Persona che si è unita al loro cammino verso Emmaus mostra di non sapere.
Se c’è qualcosa di certo, non può essere che la morte di Gesù il Nazareno!
La sua uccisione è parte di una lunga vicenda della storia di Israele, nella quale il “profeta” non è stato accolto e talvolta è stato ucciso.
Qui gli autori di questa uccisione sono addirittura “i capi dei sacerdoti e le nostre autorità” (ver.20)!
I due che ora tornano a casa loro sono parte di un gruppo legato alla persona di questo profeta ucciso. Dicono al misterioso viandante che si è unito a loro: “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele” (ver.21).
Ormai sono passati tre giorni da quel dramma di morte. Sembra che non si possa far altro che ritornare a casa.
C’è stata per la verità la vicenda di un gruppo di donne, quelle che abbiamo incontrate all’inizio di questo capitolo, che hanno riferito di un incontro con gli angeli, che affermano che Egli è vivo (vers.22-23).
Qualcuno è andato al sepolcro per verificare tale vicenda: quello che hanno visto corrisponde al vero, “ma Lui non l’hanno visto”.
Qui la conversazione tra i tre cambia radicalmente di tono e di contenuti! Con assoluta autorevolezza, ma notate (!), con una radicale svolta il nostro misterioso pellegrino sembra tralasciare “i segni” della vicenda e si immerge durante il cammino nel grande tesoro di verità e di profezia contenuto in tutte le Scritture.
Sono queste la prima e suprema fonte di illuminazione.
E’ Gesù che “cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui”!! (ver.27).
Arrivati a Emmaus Egli sembra accingersi a proseguire il suo cammino. Ma a questo punto, la ricchezza divina della Parola che da Lui hanno ascoltato sembra in loro coniugarsi con un volto della loro vita che li trova nell’impossibilità di vivere senza di Lui!
L’argomento che essi portano è il farsi sera di quella giornata, ma sembra voler cogliere una necessità e un’urgenza che va al di là di quella sera! (ver.29).
“Egli entrò per rimanere con loro”! Quel “rimanere” è un verbo forte che sembra andare ben oltre la contingenza di quell’ora!
Allora Gesù li riporta a quella Cena dove anche noi eravamo presenti in Luca 22,7-20! La celebrazione di quei gesti diventa ora rivelazione della sua Pasqua di morte e risurrezione: “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”.
Questo è il Signore Gesù!
“Ma Egli sparì dalla loro vista”! Perché? Perché ora Egli è presenza radicale nei loro cuori e nella loro vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In questi pochi versetti troviamo quelle parole che abbiamo nel cuore e che abbiamo ripetuto tante volte come preghiera: “Resta con noi, (Signore), perché si fa sera…”. Ed Egli rimase con loro, dimorò con loro: una permanenza con loro (e con noi) che non cesserà più. Così assistiamo alla seconda eucaristia: su un tavolaccio di bettola, con pane e vino comuni, le parole e i gesti di Gesù. A questo punto si aprono gli occhi dei due discepoli e lo riconoscono: ecco come possiamo riconoscere il Risorto, accogliendolo come pane, nutrendoci di lui, e facendoci noi stessi pane per gli altri, alimento per la loro vita.