45 Mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai suoi discepoli: 46 «Guardatevi dagli scribi, che vogliono passeggiare in lunghe vesti e si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti; 47 divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
1 Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. 2 Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, 3 e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. 4 Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».
Luca 20,45 -21,4

E’ molto interessante il “taglio” che oggi la nostra “lectio” del Vangelo ci offre!
L’insegnamento di Gesù ai vers.45-47 del cap.20 viene illuminato e spiegato dalla “scena” delle “offerte nel tesoro del tempio” di Lc.21,1-4!
Il Signore invita i suoi discepoli a “guardarsi dagli scribi” (ver.46)!
Qui faccio un’osservazione che vi chiedo di considerare con molta cautela, e che d’altra parte mi sembra utile per cogliere il livello profondo dell’insegnamento del Signore.
Egli sembra indicare il problema di una “visibilità” che gli scribi cercano e manifestano, mentre in realtà non praticano la carità e la misericordia – “divorano le case delle vedove” (ver.47) – e non vivono con autenticità, ma “per farsi vedere”.
E conclude: “Essi riceveranno una condanna più severa”!
Tuttavia il dato più profondo è quello che Gesù fa emergere nel gesto della vedova povera in contrasto con quello dei ricchi.
Nel tesoro del Tempio essi gettano le loro offerte, che sono “parte del loro superfluo” (ver.3).
Lei, invece, “nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere” (ver.4)! Alla lettera, il testo dice addirittura “tutta la vita che aveva”!!
Per questo, mi sembra che il giudizio del Signore non sia solo quello del rimprovero per “l’esteriorità”, per la “scena” della loro ricca offerta, ma, più profondamente, quello di pensare il loro rapporto con Dio, come un acquisto di meriti per la “quantità” e la “misura” delle loro devozioni e delle loro ricche offerte!
Ma a tutto questo sembra non corrispondere la realtà profonda delle loro devozioni, tutte tese all’esteriorità e alla visibilità: così le “lunghe vesti” e l’essere “salutati nelle piazze” (ver.46), e “i primi posti nelle sinagoghe e nei banchetti” mentre in realtà “divorano le case delle vedove”.
Tutto in loro è fatto “per farsi vedere”.
Al contrario, il gesto della vedova povera celebra e compie l’offerta della sua vita! Non ha niente da offrire che se stessa.
Ma questa è l’offerta vera e radicale!
E’ l’offerta che Gesù celebra, manifesta e dona nella sua stessa Pasqua!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La vedova povera offre due monetine. E’ bello sapere che Dio apprezza quel poco che possiamo dare: le piccole cose della nostra vita quotidiana, le normali cure che abbiamo per chi ci sta attorno o ha bisogno di noi… Pur nella nostra personale “povertà”, possiamo sempre dare qualcosa: non tanto a Dio, che non ne ha bisogno, ma ai nostri fratelli, compagni di strada. La vedova ha offerto “tutta la vita che aveva”, come traduce Giovanni: ci indica così la cosa più preziosa che possiamo offrire anche noi: il dono della vita, trascorsa non ad arricchire noi stessi, a cercare la nostra “perfezione”…, ma nel dono.