28 Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29 Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30 che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».
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Mi piace interpretare le parole di Pietro al ver.28 – “Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito”- non come una “rivendicazione sindacale”, ma come lo stupore per una scoperta: l’esser stato per loro possibile quell’ “impossibile agli uomini” (ver.27 del brano precedente) che segnava il triste rifiuto del “ricco notabile”, che, come dicevamo, sembra essere presente a questa “conversazione” di Gesù e con i suoi discepoli!
Anche lui, dunque, può ascoltare la Parola che Gesù dice ai vers.29-30, annunciando la meraviglia del “miracolo” della misericordia di Dio che ha donato a Pietro e agli altri discepoli la possibilità e la bellezza del seguire Gesù come suoi discepoli!
Mi sembra si possa dedurre che dunque questo è possibile non per la nostra forza morale, ma solo per la misericordia del Signore che ci dona di poter essere suoi discepoli.
Qui mi permetto di aggiungere che tale evento non è solo quello iniziale, ma si ripropone in tutta l’esistenza del cristiano!
Tutta la vita cristiana è dunque segnata e accompagnata dalla richiesta di Gesù di seguirlo abbandonando tutto e tutti, e sperimentando come per questo si riceva “molto di più nel tempo presente” e si possa sperare “la vita eterna nel tempo che verrà”!
Mi chiedo dunque e chiedo a voi: Non possiamo allora sperare che anche il ricco rattristato, visitato e illuminato ora dalla Parola di Gesù, possa mettersi anche lui in umile e trepidante e gioioso cammino dietro al Signore?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Se Gesù non dona la grazia di seguirlo a questo notabile ricco e triste siamo tutti fregati. Io per primo.
Questi versetti ci confermano nella bellezza di essere discepoli di Gesù e di seguirlo giorno per giorno, ascoltando la sua parola e cercando di praticarla. È un privilegio che abbiamo, un dono che ci viene rinnovato. E “cosa ce ne viene”, come dice Pietro? Non solo la “vita eterna”, ma ora, in questa nostra esistenza, la sovrabbondanza del dono di Dio, che non si lascia certo superare in generosità.