28 Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29 Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30 che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».
Luca 18,28-30
COMMENTO
Ci possiamo fare una domanda di un certo rilievo sul rapporto che Pietro ha con la sua vita, anche quella precedente all’incontro con Gesù. Senza voler interpretare la Parola che oggi riceviamo in regalo, ci sembra di dover dire che questo lasciare “casa o moglie o fratelli o genitori o figli” non sia tanto un congedo esterno, quanto piuttosto una profonda conversione, che coinvolge Pietro e la chiamata del Signore con i dati della sua vita familiare e persino con la sua casa di Cafarnao, in cui anche Gesù ha sostato e ha compiuto prodigi. Questo ci suggerisce che non si tratti di un abbandono esteriore, quanto piuttosto del volto nuovo che tutto assume nel suo farsi discepolo di Gesù. La chiamata del Signore cambia radicalmente l’esistenza del discepolo, per il quale tutto diventa il suo seguire il Signore. Sappiamo che Pietro era un pescatore di Galilea, sposato, probabilmente con figli. Insieme a lui, Gesù chiama tutta la sua vita, che si trasforma in un grande discepolato al seguito del Signore. Scherzando, potremmo dire che il primo papa della storia era sposato, aveva famiglia. Quando il Signore ci chiama, tutta la nostra vita è chiamata e diventa quindi assolutamente nuova. Penso quindi che la memoria evangelica di come Pietro abbia lasciato “casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio” sia in lui obbedienza al Signore e vita nuova. E’ vita infinitamente ricca e “vita eterna nel tempo che verrà”. Nella nostra tradizione cattolica il prete non si sposa, mentre un ministro ordinato della Chiesa ortodossa o un pastore protestante ha moglie e figli. Il Signore ci aspetta tutti nel suo giardino-paradiso.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco