9 Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. 10 Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11 Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 13 Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Seleziona Pagina
Il Signore ci regala un’altra meravigliosa parabola! Una parabola che si presenta anche ricca di ironia e di spregiudicatezza!
L’uomo ricco del ver.1, che prima licenzia il suo amministratore, poi, al ver.8, lo loderà per la sua spregiudicata capacità di farsi degli amici e dei protettori.
Questi “protettori” sono in realtà dei debitori del suo padrone, che nella “spiegazione” della parabola sono in realtà dei poveri o addirittura dei peccatori!
Così egli fa di loro i suoi “benefattori” rimettendo audacemente i loro debiti.
E’ inevitabilmente bello ricordare un passaggio delicato e severo del “Padre Nostro”: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”! Solo che qui i debiti rimessi sono debiti che dovrebbero essere rimessi non a lui, ma appunto al padrone!
E’ dunque una lode stupenda e una potenza straordinaria che Dio attribuisce alla nostra misericordia!
Egli è pronto a perdonare i peccati commessi verso di Lui se noi stessi li perdoniamo per Lui!
Però, dal ver.9, i “debiti” cambiano nome, e diventano “ricchezza disonesta”: la ricchezza sembra diventare quello che direttamente esprime!
E la ricchezza è “disonesta” se uno se la tiene e l’accresce, ed è buona ed è via di comunione, di perdono e di pace, se è spesa, se è donata e data!
Ma non è finita!
Intervengono ai vers.10-11 due attributi della ricchezza: al ver.10 l’attributo “minimo”, per dire che la ricchezza è minima, cioè, dice la versione italiana, “di poco conto”!
E ai vers.10-11 l’attributo “ingiusto”, che al ver.10 è attribuito alla persona che non perdona e non rimette il debito, e viene qualificata come “disonesta”.
Ed è attribuita alla ricchezza stessa che pure viene qualificata come “disonesta”.
E’ “disonesta” la persona che non condona come ha fatto l’amministratore ed è “disonesta” la ricchezza stessa se non è donata e data!
A questo punto penso di avervi del tutto confusi! Scusate!
Provo a fare un piccolo riparo attraverso il ver.13 che mette a confronto due “padroni” che noi siamo esposti al tentativo di conciliare tra loro: Dio e la ricchezza!
Ma sono inconciliabili, perché amare l’uno implica e induce inevitabilmente ad odiare l’altro: “non potete servire Dio e la ricchezza”.
E’ affascinante che abbia l’audacia di usare i due verbi forti “odiare” e “affezionarsi”!!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.