1 Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2 Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3 L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4 So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5 Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6 Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7 Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8 Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9 Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Omelia dialogata messa Dozza 09.09.2021 Lc 16,1-9
Omelia dialogata messa Dozza – 25° Anniversario Elisa e Samuele Balboni – 09.09.2021 Lc 16,1-9
COMMENTO
Si tratta di una parabola “pazza”. Tutto parte con il licenziamento che un uomo ricco opera nei confronti del suo amministratore, accusato di sperperare i suoi averi. Di questo il padrone ora gli chiede conto (ver. 2). La stupefacente reazione dell’amministratore ladro lo porta ad ampliare ancora di più il rilievo del suo precedente furto. Egli si appella ai debitori del suo padrone e per ingraziarseli taglia illegittimamente il loro debito verso il padrone. In questo modo straordinario egli si fa “degli amici con la ricchezza disonesta” (ver. 9). Ma il suo padrone lo loda, “perché aveva agito con scaltrezza” (ver. 8). Questo è il giudizio disonesto e scaltro dell’amministratore, ma anche della nostra parabola; “I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”. Il padrone che lo licenziava per la sua disonestà, questa stessa disonestà ora la loda e la approva. L’amministratore sperperatore riceve addirittura la lode della parabola, cioè di Gesù stesso e la promessa di essere accolto “nelle dimore eterne” (ver. 9).
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco