1 Un sabato si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. 2 Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. 3 Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». 4 Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. 5 Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». 6 E non potevano rispondere nulla a queste parole.
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COMMENTO
Gesù non cambia la legge del sabato, ma ne denuncia la formalità e l’improprio appesantimento. Per questo, non solo Egli custodisce il precetto, ma anche lo illumina, collegandolo al principio fondamentale dell’etica cristiana, che è la carità.
Per questo, al ver. 3 del nostro testo incontriamo una sua domanda importante: “È lecito o no guarire di sabato?”.
Anzi, il testo non dice “guarire”, ma “curare”, il che implica un’opera, un lavoro. Ma è un “lavoro” consistente in un’azione e in un evento vicino al miracolo; opera di Dio, dunque, donata anche ad una creatura umana per un esito miracoloso, che non può essere considerato un lavoro. Tutto questo stringe il significato dell’evento per dilatarlo addirittura ad un’opera che solo Dio può regalare. Quindi, nel giorno del Signore, ogni opera che rifletta l’amore di Dio non è solo “permessa”!
Spero che questo sia chiaro a chi legge queste nostre “noticine”! Dunque, nel giorno di “sabato” si devono compiere le opere di Dio, lasciando da parte quelle che noi consideriamo operosità lavorative. Tra l’altro, è bello qui ricordare che le opere di Dio non si possono “pagare”, perché sono esclusivamente e meravigliosamente “dono suo”.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Francesco e Giovanni