13 Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15 E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». 16 Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17 Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18 Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20 Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21 Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Luca 12,13-21

Desidero precisare che condivido la scelta del redattore del nostro testo, che unisce i vers.13-15 alla parabola dei vers.16-21.
In questo modo si allontana definitivamente un’ipotesi di spiegazione che mi sembra errata!
E cioè che possa essere almeno in parte legittima la “protesta” di chi lamenta d’essere stato trattato ingiustamente in una questione di eredità.
Gesù di fatto esprime già un giudizio con la domanda “retorica” del ver.14, e conferma questo con la parabola dell’uomo ricco e non sapiente.
In tal modo Gesù chiarisce che il problema non è quello di una giustizia nelle spartizioni, ma è quello di un’avidità che diventa idolatria!
Sicchè, a chi gli pone una questione di giustizia, Egli risponde con una denuncia di pericolosa avidità!
Per questo, è affascinante la cronaca dei pensieri e dei progetti dell’uomo ricco, a partire da quel ridicolo “anima mia” rivolto a se stesso!
E poi, evidentemente, ecco la stoltezza di progetti “eterni” che si dimenticano della fragilità e dell’inevitabile fine della vita terrena!
Così, il ver.21 può proporre con immediatezza la spiegazione profonda della parabola che vuole promuovere “l’arricchirsi presso Dio” che è esattamente il rovescio del fragile progetto del ricco.
Mi pare dunque che il Signore oggi ci chieda innanzi tutto una totale indipendenza da ogni avidità: “Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede” (ver.15, che alla lettera dice: non nella sovrabbondanza a uno è la sua vita dai suoi possessi).
E da qui possiamo affacciarci sul mistero di Dio che in Gesù rivela e ci dona pienamente il mistero d’amore con il quale non solo Dio non accumula, ma anzi dona tutto se stesso!
E’ bello oggi sperare e domandare che anche la nostra piccola esistenza possa essere e sempre più compiersi come un dono d’amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.