Caro don Giovanni, ho pensato di mandarle un messaggio di solidarietà, che penso sarà gradito a molti altri, a proposito di don Giuseppe Dossetti. Ho visto che sta per uscire un libro di Baget Bozzo molto critico su di lui. Come prete "giovane" di Bologna, non ho conosciuto direttamente don Giuseppe, ma ho letto i suoi scritti e soprattutto me ne hanno parlato preti e laici che ho incontrato nelle parrocchie dove sono stato mandato e anche nella mia attuale parrocchia. Penso che don Dossetti sia stato un grande regalo per la società e per la Chiesa. Desidero dirlo a lei pubblicamente, sicuro di rappresentare molti altri. Messaggio firmato.

Caro confratello, la ringrazio vivamente per il suo gesto di gentilezza e di solidarietà. Io non ho titoli speciali per essere considerato un punto di riferimento per la persona, l’opera e la memoria di Giuseppe Dossetti. Per me è stato e continua ad essere semplicemente e profondamente un padre. Forse il Padre nello Spirito più importante della mia ormai lunga vita. Ho sempre preferito tenermi in disparte da ogni rivendicazione della sua eredità spirituale e intellettuale. Mi sento un microbo davanti alla vastità e al rilievo della sua persona e della sua storia. E poi c’è la sua famiglia spirituale a custodire con preziosa sapienza l’immagine viva del padre. E ci sono molti altri che possono ben più profondamente di me interpretare la sua figura. A questo punto mi sento semplicemente più determinato, e anche il suo caro messaggio mi incoraggia, a dire il mio legame profondo con lui. Mi dava fastidio anche quell’attributo di "dossettiano": adesso dico volentieri di essere un dossettiano. Tanto per sorridere insieme, le racconto di una sera sulla soglia del nostro Santurio della Madonna di S.Luca, alla fine di una processione per una circostanza che non ricordo. Io e lui stavamo entrando in Chiesa, e una giovane coppia lo ferma e gli chiede. "Lei è un dossettiano?". E lui si toglie il cappuccio che lo ripara e con un sorriso allegro e ironico dice: "Veramente, io sono Dossetti". I ragazzi, sorpresi e sorridenti lo salutano e si allontanano, e io volentieri lo stringo in un abbraccio mentre continuiammo a sorridere. Adesso è meglio continuare così: a sorridere con pazienza. Per i suoi amici La Pira e Lazzati, le loro Chiese hanno avviato cammini di riconoscimento alto. Per don Giuseppe è più delicato e complesso data la misura altissima della sua personalità e della sua opera. E la stagione attuale non è certo in grado di cogliere e di accogliere tutto questo. Personalmente ritengo che il suo premio – quello che veramente conta – l’avrà già ricevuto. E quello certamente gli basta. E va bene anche a noi. Grazie ancora. d.Giovanni.