Proseguendo nel secondo paragrafo della prima omelia sull’Esodo, Origene si sofferma sull’elenco delle dodici tribù di Israele riportato in Es 1,2-3. Chiedendosi la ragione per cui la tribù di Levi e quella di Giuda siano altrove segnalate per la loro importanza in ordine rispettivamente alle istituzioni del sacerdozio e del regno, cita Ap 7 e 14 (i centoquarantaquattromila segnati col sigillo sono vergini) e Ef 3 in cui si parla della paternità “nei cieli e sotto terra”. Il discorso di Origene mostra in pratica l’impossibilità di dimostrare che fatti della vita dei capi tribù o dei loro discendenti spieghino la differenza e la superiorità di tali tribù in base a eventuali e improbabili meriti o demeriti. L’elezione di Dio nei loro confronti sembra a prima vista incomprensibile. Origene non tratta volentieri e direttamente di quelle che ritiene le vere cause del piano provvidenziale di Dio, buono e giusto (“Io non so…non oserei davvero andare oltre…sono arrivato fin qui con una certa esitazione”). Esse vanno ricercate nelle dottrine della preesistenza delle anime e dell’apocatastasi, cui Origene è approdato e rimasto sotto la pressione delle sfide rappresentate dai movimenti gnostici.