La teofania del roveto ardente fu per Mosè, secondo Origene, un autentico incontro col Verbo di Dio, cioè con Gesù Cristo. Il profeta e legislatore, che avrebbe dovuto liberare il suo popolo dall’Egitto sostenendo un difficile negoziato col Faraone, si sente debole, incapace di parlare e muto. Dio lo rassicura promettendogli di aprirgli la bocca e di istruirlo su quanto dovrà dire, come del resto fa con i suoi santi, il re Davide e l’apostolo Paolo. Analogamente il nemico di Dio, il Diavolo, apre la bocca e comunica messaggi ai suoi inviati, come è successo anche a Giuda il traditore. I cristiani, istruiti dalla “disciplina del Signore” sono invitati a provare se gli spiriti sono da Dio (cf 1 Gv 4,1), ad aprire agli inviati del Signore orecchie cuore mente e anima e a chiudere l’udito a parole e discorsi dannosi o anche solo inutili. Origene ammette invece di dover ascoltare anche i propri avversari (= i cristiani gnostici) non per accettare le loro opinioni ma per conoscerle bene e confutarle, perché non succeda che essi “seducano con la bella apparenza del discorso i più semplici fra i nostri fratelli”.