4Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: 5«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. 6Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. 7Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
9I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. 10Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
11Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. 13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. 14Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. 15Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.
16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. 17Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. 18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

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E’ di grande aiuto che, a questo punto del nostro cammino con Lui nel Vangelo secondo Luca, Gesù ci aiuti ad entrare nel mistero della Parola che Egli ci comunica ogni giorno. Ce ne parla, dice il ver.4, “con una parabola”. Per noi può essere utile ricordare qualcosa di questo genere letterario. Accontentatevi del poco che so e che so trasmettervi. La parabola sembra essere non solo e non tanto un “esempio” facilitante la comprensione di quello che il Signore ci vuole rivelare, anzi, nel nostro testo di oggi sembra una specie di “sipario” che deve essere svelato. La parabola è se mai l’indicazione di realtà della creazione o della storia, che contengono in se stesse la luce e la rivelazione del mistero di Dio e dell’uomo.
Questa parabola del seminatore è considerata da Gesù di grande rilievo. In Marco 4,13 dice addirittura che se non si capisce questa parabola, non si possono capire tutte le altre. I vers.4-8 sembrano descrivere semplicemente “l’avventura” di una seminagione amplissima, senza risparmi e calcoli da parte del seminatore: semina proprio dappertutto! Chi conosce la Palestina, sa bene che i terreni sono ben diversi da quelli della pianura padana! In ogni modo, il seminatore non semina con risparmio. Per questo, gran parte del seminato non da frutto, e solo la parte che cade sul “terreno buono”(ver.8), porta frutto abbondante. La parabola termina con l’invito all’attenzione: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti”.
Interrogato, al ver.9, sulla parabola, Egli premette alla spiegazione il motivo di questo genere letterario scelto da Lui. Come dicevo sopra, qui non si dice che si tratta di immagini facilitanti, ma al contrario! Questo ci porta a pensare addirittura che la Parola di Dio sia tutta come una Parabola, che necessita di essere svelata, spiegata… E qui Gesù fa una netta distinzione tra un “voi” e “gli altri”. Per il voi si può pensare che si tratti dei “discepoli” che al ver.9 hanno posto la domanda. Per “gli altri” si può pensare al mondo giudaico che si chiude davanti al Messia del Signore. Ma io ritengo si possa – e forse si debba – dilatarne la portata, pensando che nessuno può pretendere di “capire” la Parola del Signore se non la riceve come dono. Il rapporto con la Parola non è né un cammino intellettuale, né un percorso ascetico. E’ solamente e semplicemente grazia! Ricordiamo che in Luca 7,22 Gesù manda a dire a Giovanni Battista che “ai poveri è annunciata la buona notizia”. Il termine “poveri” comprende ogni povertà, e vuole quindi sottolineare e enfatizzare l’assoluta gratuità del dono del Vangelo.
La spiegazione della Parabola ai vers.11-15 vuole essere una descrizione oggettiva di eventi, e non riduce il discorso a problemi solo morali. C’è di mezzo il diavolo che “porta via la Parola ”dal cuore di chi l’ha ascoltata!(ver.12). Ci sono, al ver.13, le prove della vita. Ci sono “preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita”(ver.14) che certamente dipendono anche dall’atteggiamento di chi ha ricevuto la Parola, ma che sono anche avversari potenti e invasivi. Certo, al ver.15, si può gioire per coloro che accolgono la Parola “con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza”. E certamente qui è indicato un atteggiamento etico di grande livello.
A questo punto Gesù paragona se stesso a uno che “accende una lampada”(ver.16), e fa questo affinchè “chi entra veda la luce”. La Parola accolta diventa lampada di luce per gli altri. Il desiderio divino è quello di comunicare a tutti tutto il dono della Parola. La nostra non è una “religione dei segreti”, ma è un cammino di fede e di ascolto dove tutti i segreti ci vengono svelati e consegnati. Dunque, suprema è la responsabilità nostra. Diventa quindi decisiva l’importanza di “come” si ascolta: con quanto affetto, dedizione, umiltà, supplica e rendimento di grazie.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.