11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
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E’ bella l’immagine di questa chiesa, descritta al ver.11 come il cammino di Gesù e dei suoi discepoli, con una “grande folla” con loro. E’ Gesù che entra nella storia dell’umanità. Un’umanità dolente, di cui questa madre sembra essere un’immagine molto efficace: una donna senza lo sposo e privata del figlio. Come Gesù e i suoi discepoli sono accompagnati da una grande folla, così “molta gente della città”(ver.12) è intorno a lei. Direttamente o no, sembra che tutta l’umanità sia presente, sia a rappresentare l’attesa di un evento di salvezza, sia ad essere il segno di un’ombra di morte e di dolore.
Ecco allora il rilievo che viene ad assumere la compassione divina per la condizione dell’umanità. Questo sembra portare al centro della nostra attenzione, meno la realtà evidente della morte, quanto il dolore dell’umanità che, in Gesù, Dio assume in pienezza. Sembra dunque che il miracolo della risurrezione sia determinato e come generato dal tema del dolore umano e della compassione di Dio. Questo ha la sua più evidente conferma al ver.15 dove si dice che “Egli lo restituì a sua madre”. La morte viene quindi presentata meno per il suo volto drammatico, quanto per il dolore che genera. Per la solitudine che porta con sé, ben reso presente da questa donna piangente e sola. Sento il desiderio di suggerire una rapida lettura del testo di Giovanni 19,25-27, che mi sembra fortemente evocato dal nostro testo, e proiettato in una dimensione universale per la relazione tra Gesù, la madre e il discepolo-figlio.
La reazione di tutti sottolinea l’esperienza di un’umanità che si vede visitata dalla bontà di Dio. E la fede di quella folla si dilata nella fede di tutti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.