5,1 Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». 5 Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. 8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». 9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; 10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Può essere fecondo tenere vicino il testo di Giovanni 21,1-11 che non si può considerare parallelo al nostro brano, ma, piuttosto, “progressivo”; ho in mente l’osservazione di S.Agostino a proposito delle reti che in Luca si rompono e non in Giovanni; per lui è la differenza tra la sua e nostra chiesa, una chiesa ancora dei primi tempi con i suoi impeti e anche i suoi guai, e la chiesa finale, quando le reti, pur piene, non si spezzeranno più. Infatti i due testi segnano in ogni modo un inizio e una fine.
Per Luca questa è la chiamata di Pietro, e, attraverso lui e la sua importante mediazione, la chiamata dei suoi compagni. Impressiona l’ “intraprendenza” di Gesù, quasi la sua prepotenza! Gentile, però: quindi, dopo essere salito sulla barca di Simone, lo prega di scostarsi un poco dalla riva. In ogni modo il clima generale è proprio quello di una conquista; è una chiamata, ma certamente molto decisa e imperiosa. Mi sembra già molto bella l’immagine del Signore che predica “dalla barca” di Pietro. E’ bello sperare e pregare che il più possibile così sia la predicazione evangelica: prestare al Signore la barca della propria persona e della propria vita. Ognuno, anche i non predicatori di mestiere (per fortuna!!) sono come una barca da cui il Signore predica.
E’ bello vedere come Gesù chiami questi primi amici partendo direttamente dalla loro condizione di vita, dal loro mestiere di pescatori. Ed è affascinante l’osservazione di Simone che sottolinea la notte senza pesca da parte loro, gente del mestiere, e insieme la sua adesione profonda all’invito di Gesù:”..sulla tua parola getterò le reti”. Simone in fondo compie già un passo decisivo nei confronti del Signore. Mi sembra si possa dire che la “parola” sulla quale getta le reti è sia l’invito che gli è stato appena rivolto, sia la parola della predicazione fatta prima dalla barca.
I vers.6-7 enfatizzano la sproporzione tra il nulla pescato prima e il “troppo” pescato sulla parola di Gesù. Ma è il ver.8 quello che segna la “crisi necessaria” di ogni conversione e la svolta che sta per compiersi nella vita di questi pescatori. Il rapporto con il Signore non si può avvertire se non come sproporzionato, anzi impossibile:”..allontanati da me che sono un peccatore”. La venuta e la presenza di Dio mettono in luce la reale condizione di ciascuno di noi, di tutti. L’essere peccatore non descrive la situazione particolare di Pietro, ma la condizione di ogni uomo e donna sulla terra. Ma è solo il Signore del Vangelo che mette in evidenza questa situazione. E notate che non si parla di un superamento di tale condizione. Dio è venuto a chiamare peccatori. Ogni discepolo non può essere che un “salvato”. E Pietro custodirà sino alla fine l’evidenza di questo rapporto immeritato, disomogeneo e inevitabilmente segnato dalla ferita della coscienza del peccatore. Sono le religioni della mondanità a costruire un’illusoria adeguatezza dell’uomo a Dio. La fede ebraico-cristiana custodisce con gelosia l’impossibile che solo la misericordia di Dio rende possibile e reale.
Come accennavo sopra, la vicenda di uno, di Pietro appunto, coinvolge radicalmente gli altri. Anche l’invito a non temere e la prospettiva della vita nuova il Signore li rivolge al solo Pietro. Ma da lui tutto si comunica agli altri!
Per quel “pescatore di uomini” del ver.10, oltre che pensare alla particolare mansione degli apostoli, propongo di cogliere il “volto nuovo” che ogni esistenza assume nel rapporto con il Figlio di Dio. Come se si potesse pensare che la vita può anche continuare come prima, ma di fatto è tutta assolutamente nuova. Come dire che la vita è sempre come una parabola, che il Signore del Vangelo illumina e trasfigura.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Perchè “pescatori di uomini”? Al bel suggerimento di don Giovanni (il “volto nuovo” che assume ogni esistenza), unisco il commento che ho udito in passato: mentre pescare i pesci vuol dire toglierli dal loro ambiente naturale e quindi provocarne la morte, “pescare uomini” vuol dire toglierli da un elemento innaturale, ostile e pericoloso; quindi far sì che vivano, dar loro vita. La chiamata, quindi, è ad essere persone che vivificano, che danno vita. E’ tutto un programma: poter cambiare l’ottica egocentrica o egoistica che spesso ci contraddistingue, per dare vita agli altri, farli felici.
aggiungo anch’io una pensiero sulle parole di Gesù: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Sono la risposta di Gesù alla confessione di Pietro “Signore allontanati da me che sono peccatore”.
Gesù invece di allonanarsi da lui, lasciarlo peccatore-pescatore, lo vuole tutto per sè, per sempre!
Mi è piaciuto moltissimo un brano di S.Teresina che cita questo testo in un punto cruciale della sua vita: quando “esce dall’infanzia” e inizia “il terzo periodo della sua vita, il più bello” (manoscritto A 45v). ha 10 anni. si rende conto che può dire come gli apostoli “Signore ho pescato tutta la notte senza prendere nulla”. ma in quel momento Gesù stesso prende la rete e la butta per lei e la tira su piena di pesci. Riporto le parole: di teresa: “..fece di me un pescatore di anime: sentii un grande desiderio di lavorare per la conversione dei peccatori, desiderio che non avevo mai sentito così vivamente. In una parola sentii la carità entrarmi nel cuore, il bisogno di dimenticarmi per far piacere e da quel momento fui felice”.
Sappiamo quanto fu ed è ancora efficace la pesca di questa meravigliosa santa che nel silenzio del monastero di clausura è diventata missionaria mondiale.
Penso che possiamo considerare anche per noi questo essere pescatori di uomini nel piccolo della nostra vita, della nostra preghiera, del nostro sacrificio quotidiano nella carità.