3,1 Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5 Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
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L’accurato elenco delle persone e dei luoghi ha un doppio significato. Innanzi tutto desidera collocare con assoluto realismo e grande rigore la vicenda evangelica nella storia, nella storia dell’intera umanità (e per questo il primo nome è quello dell’imperatore di Roma), nella storia della Terra Santa e del popolo di Dio della Prima Alleanza. Inoltre desidera sottolineare, come a contrasto, la persona e il luogo dell’elezione divina, l’ambito nel quale veramente si decide e si compie il cammino profondo dell’umanità. Al punto che proprio i nomi che sembrano indicare le condizioni di rilievo della storia, sono oggi ricordati quasi solo in funzione delle persone e dei luoghi che veramente sono i protagonisti della vicenda umana.
Tutto quel mondo è dunque la cornice di ciò che veramente conta: il deserto della Giudea e la regione del Giordano; e la persona di Giovanni Battista (ver.2). Dove l’italiano dice che “la parola di Dio scese su Giovanni”, il testo dice propriamente che “la parola di Dio avvenne su Giovanni”. La Parola diviene “avvenimento” nella persona di Giovanni. Al termine del cap.1 questo fatto era stato preannunciato dall’evangelista (Luca 1,80).Tale evento è straordinario e ha per protagonista Giovanni. Tuttavia, nello stesso tempo esso è donato da Dio a chiunque di noi oggi riceve la grazia di ascoltare con fede questa Parola. E’ questo “avvenimento della Parola” a promuovere e a muovere la predicazione di Giovanni. Per ora viene dato il titolo di questa predicazione: “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”.
La Parola di Dio che diviene “storia”, “avvenimento”, nella persona di Giovanni è, molto concretamente, la parola scritta “nel libro degli oracoli del profeta Isaia”(ver.4). Quella Parola profetizzava il grande ritorno di Israele dalla deportazione e dall’esilio in Babilonia. Tale avvenimento ora si compie in termini universali, e come grande nuovo esodo verso quella destinazione di cui la Terra Santa è segno. Il fiume Giordano che i padri hanno attraversato per entrare nella Terra stillante latte e miele e che ora è il luogo del battesimo di Giovanni è il segno di un evento e di un ingresso di ben diverso rilievo. Ascoltare oggi la “voce” di Giovanni che grida nel deserto, celebrare in noi quella “preparazione” della via del Signore(ver.4), implica cogliere i “sentieri”, “ogni burrone”, “ogni monte e ogni colle”(ver.5) in termini di profondità spirituale e di portata storica nuovi e assoluti. E questo sia per ogni anima sia per la storia dell’intera umanità.
Noto che tra i nomi dei “grandi”, che ci danno il quadro storico-geografico della vicenda evangelica, ce ne sono ben quattro che compariranno nella storia della passione e morte di Gesù: Pilato ed Erode, Anna e Caifa. Mi sembra di vedere anche in questo una conferma della prospettiva pasquale di tutta la narrazione, quella centralità della morte e risurrezione di Gesù fin dal vangelo dell'”infanzia”, come don Giovanni ha sottolineato più volte nei giorni scorsi. – Una seconda osservazione: quando la parola di Dio “avviene” in Giovanni, egli è nel deserto (in greco “eremo”): fa l’eremita in una zona desertica. Poi, ecco il capovolgimento: va per città e villaggi ad annunziare la Parola; è circondato dalle folle, come vedremo nel versetto successivo. Che trasformazione!
Il soggetto dei verbi del v. 3 (percorse…predicando), che secondo la versione della CEI è sicuramente Giovanni Battista (= egli), è più sfumato ed indeterminato nel testo originale, che può anche essere interpretato, di seguito al v. 2: la parola di Dio…venne…predicando. In sostanza la parola di Dio, come frequentemente nei racconti degli Atti degli apostoli, può essere intesa come una persona che viene e predica. In questo stesso senso può essere anche interpretato l’inizio della citazione di Is 40 («voce di uno che grida nel deserto») al v. 4. La parola di Dio risulta il grande protagonista che accade, viene e proclama per la vita di ogni carne (CEI al v. 6 traduce «uomo») che la salvezza è visibile, come avevano già detto i pastori («vediamo questo avvenimento» in 2,15) e Simeone: «i miei occhi han visto la tua salvezza» (Lc 2,30).
Si potrebbe dire dai primi versetti di oggi che vi sono due storie parallele e alternative, quella dei potenti di questa terra e la storia della salvezza. Però si può pensare che in realtà sia una storia sola, nella misura in cui è solo la Parola che veramente ne è il soggetto ed opera. Forse anche per questo i vari potenti sono presentati in modo statico, mentre si dice che la Parola avviene su Giovanni. L’ultimo versetto del passo di Isaia mostra il grande fine di tutto: ogni carne vedrà la salvezza del Signore. In questo senso l’opera segnalata nei versetti precedenti è per togliere ogni ostacolo che impedisce questa visione. Forse si può intendere che colui che opera quanto descritto nel v. 5 è il Signore; che quindi quanto descritto comunque avverrà (il Kiswahili più letteralmente traduce con il futuro e non con il congiuntivo). La grande opportunità che ci è data è di desiderarlo, per noi e per la storia degli uomini, di non subire quanto comunque avverrà, ma in qualche modo di esserne partecipi. Anche l’espressione “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” si può leggere secondo la stessa dinamica. Quanto il profeta Isaia aveva profetizzato come una cosa futura, nel suo canto Maria l’aveva contemplato, in sé e nella storia degli uomini, come già avvenuto.