51 Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
2 Commenti
Giovanni Nicolini
il 11 Giugno 2007 alle 11:39
Qualche precisazione sui verbi della prima parte del ver.51 consente di coglierne meglio la ricchezza. Dove l’italiano dice “partì con loro”, il testo greco dice “scese con loro”. Ricor-diamo che nella tradizione, e anche nel linguaggio odierno, a Gerusalemme sempre si sale e da Gerusalemme sempre si scende. Qui però possiamo pensare anche al desiderio del-l’evangelista di porre a contrasto le grandi rivelazioni su Gesù e l’umiltà della sua condizio-ne umana. Lui è il soggetto del verbo – “scese con loro” – e quindi a lui è attribuito princi-palmente un verbo di diminuzione-umiliazione. Questo si accompagna e trova conferma nell’essere egli “sottomesso” (“subditus” dice la versione latina per esprimere bene una sottomissione “ordinata”, una disciplina) a Maria e Giuseppe. La seconda parte del ver.51 attribuisce nuovamente alla Madre quello che già abbiamo in-contrato al ver.19. Mi pare molto bella questa custodia che dice di Lei – e con Lei di tutta la Chiesa – un atteggiamento che pure esprime una sottomissione; è la sottomissione pro-fonda al “mistero grande” che avvolge la sua persona e la sua vita; e sembra essere anche il suo compito! Il verbo non vuol esprimere una memoria “statica”, come fosse un deposi-to-magazzino di notizie, ma al contrario dice un rapporto vivo e dinamico con quello che Lei ha udito, visto e vissuto. Il verbo quindi si accorda bene anche con quel “non compre-sero” che di Lei e di Giuseppe diceva il ver.50. La Parola di Dio non può mai essere pro-priamente “compresa”, ma deve appunto essere custodita e incessantemente ripresa e ri-meditata; in questo modo la Parola “cresce” in chi la custodisce – sia un soggetto persona-le sia un soggetto comunitario – e continua quindi a non essere “compresa” perchè non si può esaurirne il significato, ma cresce e fa crescere chi come la Madre la custodisce in tal modo nel suo cuore. E ancora, il ver.52 ripropone la tensione tra il farsi piccolo di Dio nella persona di Gesù di Nazaret, e peraltro, e conseguentemente (!), il suo crescere “in sapienza, età e grazia da-vanti a Dio e agli uomini”. In Lui tutto cresce, nel senso che si rivela sempre più la sua condizione di Figlio di Dio, e insieme si afferma la fisionomia di una umanità nuova annun-ciata e comunicata dal Figlio dell’Uomo.
raffaella
il 11 Giugno 2007 alle 13:59
Mi sono fermata sulla sottomissione di Gesù: mi sembra questa un grande regalo di Dio, frutto dell’amore e della pazienza che il Signore ha per Maria e Giuseppe e per noi. Mi pare che questa sottomissione sia la reazione di Gesù alla non comprensione delle parole dette a Maria e Giuseppe. Difficile d’altronde comprendere e vivere che Gesù lasci la nostra carovana per stare nelle cose del Padre suo, difficile comprendere e vivere che il nostro pastore ci lasci sul monte per andare a cercare la pecorella smarrita… Mi consola questa sottomissione che mi pare un attendere i nostri tempi di crescita e di comprensione della\nella Parola così che quel bambino che cresce in sapienza, età e grazia mi pare sia il piccolo Gesù che dimora in noi.
Qualche precisazione sui verbi della prima parte del ver.51 consente di coglierne meglio la ricchezza. Dove l’italiano dice “partì con loro”, il testo greco dice “scese con loro”. Ricor-diamo che nella tradizione, e anche nel linguaggio odierno, a Gerusalemme sempre si sale e da Gerusalemme sempre si scende. Qui però possiamo pensare anche al desiderio del-l’evangelista di porre a contrasto le grandi rivelazioni su Gesù e l’umiltà della sua condizio-ne umana. Lui è il soggetto del verbo – “scese con loro” – e quindi a lui è attribuito princi-palmente un verbo di diminuzione-umiliazione. Questo si accompagna e trova conferma nell’essere egli “sottomesso” (“subditus” dice la versione latina per esprimere bene una sottomissione “ordinata”, una disciplina) a Maria e Giuseppe.
La seconda parte del ver.51 attribuisce nuovamente alla Madre quello che già abbiamo in-contrato al ver.19. Mi pare molto bella questa custodia che dice di Lei – e con Lei di tutta la Chiesa – un atteggiamento che pure esprime una sottomissione; è la sottomissione pro-fonda al “mistero grande” che avvolge la sua persona e la sua vita; e sembra essere anche il suo compito! Il verbo non vuol esprimere una memoria “statica”, come fosse un deposi-to-magazzino di notizie, ma al contrario dice un rapporto vivo e dinamico con quello che Lei ha udito, visto e vissuto. Il verbo quindi si accorda bene anche con quel “non compre-sero” che di Lei e di Giuseppe diceva il ver.50. La Parola di Dio non può mai essere pro-priamente “compresa”, ma deve appunto essere custodita e incessantemente ripresa e ri-meditata; in questo modo la Parola “cresce” in chi la custodisce – sia un soggetto persona-le sia un soggetto comunitario – e continua quindi a non essere “compresa” perchè non si può esaurirne il significato, ma cresce e fa crescere chi come la Madre la custodisce in tal modo nel suo cuore.
E ancora, il ver.52 ripropone la tensione tra il farsi piccolo di Dio nella persona di Gesù di Nazaret, e peraltro, e conseguentemente (!), il suo crescere “in sapienza, età e grazia da-vanti a Dio e agli uomini”. In Lui tutto cresce, nel senso che si rivela sempre più la sua condizione di Figlio di Dio, e insieme si afferma la fisionomia di una umanità nuova annun-ciata e comunicata dal Figlio dell’Uomo.
Mi sono fermata sulla sottomissione di Gesù: mi sembra questa un grande regalo di Dio, frutto dell’amore e della pazienza che il Signore ha per Maria e Giuseppe e per noi.
Mi pare che questa sottomissione sia la reazione di Gesù alla non comprensione delle parole dette a Maria e Giuseppe. Difficile d’altronde comprendere e vivere che Gesù lasci la nostra carovana per stare nelle cose del Padre suo, difficile comprendere e vivere che il nostro pastore ci lasci sul monte per andare a cercare la pecorella smarrita… Mi consola questa sottomissione che mi pare un attendere i nostri tempi di crescita e di comprensione della\nella Parola così che quel bambino che cresce in sapienza, età e grazia mi pare sia il piccolo Gesù che dimora in noi.