36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37 Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
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La Parola che oggi il Signore ci regala non vuole lasciare spazi di “aggiustamento” che consentano qualche spiraglio di spiegazione razionale della sua risurrezione. Il Risorto non è uno “spirito” (un fantasma, dicono altre versioni). Al Risorto non è concesso attribuire un modo di esistenza non corporeo, ma deve essere riconosciuto nella pienezza della sua persona e della sua presenza. Per questo Egli corregge sia i sentimenti di stupore e di spavento del ver.37, sia quelli di gioia evasiva e stupefatta del ver.41. Sarà utile uno sguardo al testo di Giovanni 20,19-23, che non si può considerare un testo parallelo, ma che contiene molti elementi vicini al nostro testo, e quindi suggerimenti preziosi.
Si tratta di un confronto molto deciso e severo tra le reazioni incredule dei discepoli e il realismo che Gesù sembra esigere riguardo alla concretezza della sua persona. Tuttavia la prova circa la realtà dell’evento non si limita alla pura constatazione della sua fisicità, ma risale alla memoria della sua offerta sulla croce, di cui restano i segni sulle mani e sui piedi (vers.39 e 40). L’invito a toccare e a guardare richiama la vicenda di Tommaso in Giovanni 20,24-29; qui tuttavia è un invito da parte di Gesù e non una loro pretesa di avere una prova. Per questo possiamo ricordare l’inizio della Prima Lettera di Giovanni:”Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, poichè la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza…”(1Gv.1,1).
Per questo, anche la gioia deve diventare un sentimento della fede, superando il rischio di collegarsi a situazioni e atteggiamenti di evasione. Gesù quindi domanda di poter mangiare davanti a loro (ver.43). Questa testimonianza apostolica del Risorto diventa dunque un invito a vivere la vicinanza del Risorto nella nostra vita quotidiana; forse anche a cogliere la sua presenza accanto a noi nelle vicende e nelle persone che più fortemente ci annunciano il riscatto dal Male e dalla Morte.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dopo l’incontro di ieri dei discepoli di Emmaus, oggi il Signore continua a manifestare la volontà e il desiderio di comunicare la Sua Pasqua. Di renderci partecipi.
L’impressione che ho avuto è che il Signore sia morto e risorto proprio per gli uomini. Appena risorto va a manifestarsi ai suoi che aveva conosciuto in vita.
Una grande gioia coinvolge i discepoli che ancora non credono e sono stupefatti.
Oggi il Signore viene anche da noi a dirci ‘Pace a voi!’. Non serve più essere turbati o avere dubbi nel cuore.
Penso che il momento raccontato oggi dal vangelo sia uno dei più importanti: Gesù sta in mezzo ai suoi risorto, vivo, in carne e ossa! Vuole che i suoi discepoli guardino, tocchino, si accertino sopra ogni ombra di dubbio che è proprio lui, che è stato crocifisso, è morto e ora vive.
Essi dovranno essere i testimoni di questa notizia per tutte le vie del mondo. Quindi la vittoria sulla morte, compimento di tutte le scritture e tutta la storia, è rivelata concretamente oggi. Tutte le parole, le scoperte, i racconti, le riposte alle domande difficili, le visioni che seguiranno partiranno da qui!
E’ per questo che Gesù è così deciso nel far capire bene ai suoi discepoli chi hanno davanti. Ed è per questo che dice all’inizio “pace a voi”. La pace è il dono della fede nella resurrezione, forza straordinaria di bene per tutti gli uomini.
Si inaugura un tempo nuovo, caratterizzato dal fatto che Gesù “sta in persona in mezzo” ai suoi. La sua parola di saluto e di augurio è: “Pace a voi!”. Come sappiamo, non si intende solo una assenza di conflitti (come siamo abituati a pensare), bensì una vera felicità, una piena realizzazione, fondata sulla ricchezza dei doni del Padre (compresa la fede, come dice Andrea).- Egli ci conosce a fondo: “Perché sorgono dubbi (la TOB dice “obiezioni”) nel vostro cuore?… Sono proprio io…”.- Bello anche il modo in cui Luca cerca di giustificare l’incredulità dei discepoli: “per la gioia”: un eccesso di felicità, che impedisce di credere a ciò che sta accadendo. E come erano abituati a fare, così anche stavolta l’incontro si conclude nella comunione della mensa: Prese il pesce e lo mangiò davanti a loro…
Anche in Luca Gesù risorto dice “pace a voi”. Riguardo a capire di quale pace parla, ci ha aiutato in questi giorni la prima lettera di Giovanni: è la pace che proviene dall’amore, che è il frutto dell’amore.
All’annuncio delle donne i discepoli erano stati scettici, tanto a pensare a vaneggiamenti, anche se Pietro ugualmente era corso al sepolcro, dove aveva visto solo le bende, e era tornato pieno di stupore. Nei versetti che precedono quelli di oggi i discepoli sembrano propensi ad accogliere la testimonianza della resurrezione data da Pietro e quindi dai due di Emmaus. Ma è oggi, con l’apparizione di Gesù in persona, che sono scossi interiormente, personalmente coinvolti, anche con tutta quella serie di sentimenti e pensieri che il Vangelo evidenzia.
Gli spiriti impauriscono gli uomini, fosse anche lo spirito di Gesù. Lo avevamo già visto sul lago. Gesù risorto dicendo “sono proprio io” vuole assicurare di non essere uno spirito; vuole confermare che è proprio quello stesso Gesù che hanno conosciuto, con cui sono stati insieme, con cui hanno mangiato, ne hanno ascoltato le parole e visto le opere, soprattutto ne hanno colto e contemplato l’amore, per loro, e per tutti gli uomini, massimamente nella sua passione. E’ proprio quel Gesù del Vangelo che anche noi abbiamo seguito in questi mesi fino a oggi.
Gesù appare “in mezzo a loro”. Gesù appare alla comunità, non al singolo. Anche se ognuno di noi ha un modo tutto suo personale di incontrarsi con Lui, non si è da soli, ma sempre inseriti nella comunità dei fratelli. Gesù augura “pace a voi!”, cioè gioia, pienezza di vita, felicità. E subito ci riporta ai segni concreti della sua passione. Gesù è risorto, è vivo, proprio perché ha attraversato la passione e la morte. Così è per ognuno di noi. L’esperienza della morte ci fa entrare nella vita. Amare l’altro, morire per l’altro, ci fa entrare nella vita. Infine Gesù chiede qualcosa da mangiare. Come non pensare alla messa? in cui Lui si fa cibo e bevanda. Ma vuole anche qualcosa di nostro. Qualcosa che noi possiamo offrire, un po’ di pesce arrostito. Come in Gv 21.