33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35 – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
36 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
La vecchia Anna ‘non si allontanava mai dal tempio’.
Mi è sembrata molto bella questa descrizione.
Un grande desiderio di Dio, di vicinanza, di prossimità.
Non si allontanava. Stava lì vicino.
Mi ha ricordato il salmo 26:
‘Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.’
Sembra che Anna venga come premiata,per la sua fedeltà assidua,con l’incontro di Gesù.
E’ affascinante questa continua grande “conversazione”, dove la Parola cresce per l’intervento di molti, senza rigidità e senza “gerarchie”: angeli e uomini, protagonisti come Maria e figure collettive come i pastori, e adesso Simeone ed Anna, tutti hanno qualcosa da comunicare e tutti ricevono la Parola. Per questo, anche “il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui”(ver.33). In Simeone è tutta la grande profezia di Israele che giunge finalmente alla sua pienezza e al suo termine. E questa profezia di Simeone è anche preannuncio pasquale. Dove in italiano è detto “è qui”, i testo originale dice che “egli è posto, giace”. Abbiamo già incontrato questo verbo in Lc.2,12 quando ai pastori viene annunciato che troveranno il Bambino “adagiato” in una mangiatoia, e lo troveremo in Lc.23,53 per dire del luogo dove Gesù viene sepolto. Dunque, grande annuncio della sua nascita e della sua morte. Ed è appunto “per la caduta e la risurrezione di molti in Israele”, cioè per l’evento di morte e risurrezione come salvezza di tutta l’umanità, chiamata a ”morire” dalla stirpe di Adamo e a “risorgere” come figlia di Dio. Gesù è “segno di contraddizione”(ver.34), o meglio “segno contraddetto”, perché la sua Parola evangelica contesterà le sapienze e le logiche della mondanità, che si opporrà alla Buona Notizia di Gesù fino alla Croce. Questo metterà in crisi verso la salvezza “i pensieri” – alla lettera, i dubbi, le contraddizioni – di molti cuori”. Di questa “passione” sarà partecipe anche la Madre, che nella Passione secondo Giovanni troveremo sotto la Croce del Figlio.
Come Simeone è preannuncio del futuro, La profetessa Anna è simbolo della lunga attesa messianica di Israele. Verginità (“dalla sua verginità” dice il testo dove la versione italiana dice “dopo il suo matrimonio”) e nozze, vedovanza e lunga attesa dello Sposo celeste, del Messia. Presenza incessante e fedele al culto della Prima Alleanza, digiuni e preghiere, esprimono la lunga fedeltà di Israele, ora segnata dalla “vecchiaia”. Finalmente, l’attesa è terminata e anche lei “parlava del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”(ver.38). In lei tutto Israele con la sua storia e la sua profezia è finalmente trovata da Colui che la ama, l’ha perduta, ora le si unisce, e viene a darle la sua vita.
Inizia così il lungo tempo di Nazaret, prezioso per il suo “silenzio”. Un silenzio che dice l’immersione piena del Figlio di Dio nella quotidiana umile vicenda del Figlio dell’Uomo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi ha sempre colpito di Anna la sottolineatura del volto nuziale della sua vita (dalle nozze alla vedovanza) che trova compimento nella bellissima “liturgia” dell’attesa e poi dell’incontro.
Per la prima volta ho notato che nel testo di oggi si parla anche di suo padre, Fanuele, e di lei si dice anzitutto la sua dimensione di “figlia”. Figlia, sposa, vedova. Mi sono sembrate immagini molto belle, che si illuminano e si completano a dire il volto profondo, “femminile”, della nostra relazione con Lui, Padre e Sposo. Ed è uno Sposo, insieme presente e “tolto” (“Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno” Lc 5, 34-35).Ma è tolto per il dono pieno dello Spirito (“Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi” Gv 16,7).
Mi sembra che in Anna in modo semplice sia raccolta la pienezza della relazione con le tre persone della Trinità!