47 Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. 48 Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?». 49 Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50 E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51 Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!». E toccandogli l’orecchio, lo guarì. 52 Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? 53 Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre».

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Mi ha piuttosto impressionato la turba di gente che nelle vagando nelle tenebre, preceduta da Giuda va ad arrestare Gesù. Quando nel versetto 53 poi Gesù afferma ‘ogni giorno ero con voi nel tempio’ mi ha impressionato ancora di più perché ho identificato la turba di gente con il popolo cristiano.
Come se ‘uscire con spade e bastoni’ contro il Signore sia un atteggiamento di chi, anche, era con lui ogni giorno nel tempio mentre insegnava.
Ho pensato al dono delle parole del Vangelo nelle nostre giornate e di come sia facile, per me, tradirle.
Nella Regola si parla di abbandono umile e totale e di silenzio interiore. Mi sembrano due coordinate importanti per non ‘stendere le mani’ troppo sulla Parola e non usare violenza contro il Dono che ci è fatto e che in questi giorni con Luca si sta portando a compimento.
Pur nella drammaticità della situazione la grande misericordia del Signore Gesù non fa mancare il dono della Parola prima rivolta a Giuda “Giuda con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?” e poi ai suoi aggrassori ” siete usciti con spade ecc”. E’ il modo mite con cui Dio “corregge” e “ammonisce”…ancora una volta soltanto attraverso la spada della Parola.
Le versioni di Luca, Matteo e Marco sono unanimi nel collegare strettamente il testo di oggi alle ultime parole dette da Gesù nel testo di ieri:”Mentre egli ancora parlava…”(ver.47). Peraltro possiamo cogliere il radicale cambiamento di prospettiva: quello che finora è stato cammino e preparazione verso gli eventi dell’ultima pasqua di Gesù, ora il grande dramma inizia. E mi sembra evidente che di esso Gesù è non solo la vittima, ma anche il grande conduttore.
Ancora una volta Luca sembra guardare con un certo riguardo alla gente comune, per cui ci mostra la folla, ma precisa che Giuda non è in mezzo ad essa, ma la precede (ver47); più avanti si diversificherà dalle altre memorie evangeliche affermando che con le spade e i bastoni sono venuti i capi, ma non la gente, come invece dicono Matteo e Marco.
E’ importante notare che in questi pochi versetti, vengono poste ben tre domande. “Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?” dice Gesù al ver.48. E al ver.49 quelli che sono con lui domandano:”Signore, dobbiamo colpire con la spada?”; infine, ancora Gesù, e questa volta verso i capi:”Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?”(ver.52). Le tre domande sembrano alludere ad una situazione nella quale l’importante è “capire”: capire che cosa sta accadendo, e quindi che cosa bisogna fare o non fare, o perchè viene fatta o non deve essere fatta una cosa. E’ dunque l’orizzonte della sapienza, del discernimento dei tempi, quello che emerge dal nostro testo. Non tanto un rigido interrogativo etico, quindi, quanto una riflessione sapienziale.
Al ver.53 Gesù darà con sicurezza la sua interpretazione di tutto quello che sta accadendo:”… è la vostra ora, è l’impero delle tenebre”. Questo riduce e relativizza tutto quello che accade, perchè sia Giuda sia i sommi sacerdoti, i capi delle guardie del tempio e gli anziani, appaiono essere strumenti di quell’ora e di quell’impero delle tenbre, più che protagonisti.
Così anche il bacio di Giuda, gesto stravolto rispetto a quello che dovrebbe significare di devozione e rispetto verso il maestro; ne è invece il tradimento! Un segno di comunione diventa segnale di aggressività. Allo stesso modo, quando, come reagendo al bacio del tradimento i suoi gli domandano se è opportuno l’uso delle spade, e addirittura, senza aspettare risposta, compiono un atto di violenza, Gesù sembra voler riparare l’inutile errore sanando chi è stato colpito. La difficile interpretazione di quello che in italiano viene reso con “Lasciate, basta così!”(ver.51), mi sembra si possa intendere ancora come una affermazione circa la qualità nuova, rispetto al passato, del tempo che stanno vivendo, quindi “Lasciate, a questo punto..”.
Gesù infine mette in evidenza il carattere incongruo, contradditorio, dell’atteggiamento dei capi; nulla gli hanno fatto nei giorni in cui liberamente egli ha insegnato nel tempio, e quindi in un clima di grande autorevolezza, mentre ora lo colgono nella sua debolezza affrontandolo con un apparato di violenza che sembra assurdamente sproporzionato. Ma tutto fa parte, appunto, dell’ora del loro stolto prevalere e dell’ora delle tenebre che è giunta per portare a compimento il mistero della salvezza: ora, quindi, involontariamente funzionale al disegno di salvezza che si deve compiere.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi sento molto in linea con i vostri commenti!
Come sintesi del testo mi tengo in mente da un lato le spade e i bastoni (strumenti di violenza, che mostrano Gesù come un brigante, che vengono portati e usati “fuori” dal tempio) e dall’altro il Signore che parla (a giuda, ai discepoli, alle guardie), chiede, spiega e tocca per guarire, mite, senza paura di quelle persone e di quegli strumenti.
Mi impressiona sempre molto il racconto del tradimento di Giuda. Leggendo questo testo mi saltano all’occhio le moltissime infedeltà della mia vita. Questa volta ha preso molto la mia attenzione la questione della modalità del tradimento e cioè il fatto che Giuda utilizzì per tradire il suo Signore un bacio. Penso che il bacio sia un segno molto bello per dimostrare l’affetto che si sente verso una persona e quindi mi da molto sconcerto il fatto che possa essere utilizzato per tradire. Questo mi fa molto pensare ai piccoli gesti della mia quotidianità che spesso sono ripetitivi e perciò rischiano di perdere la loro importanza e la loro autenticità ma che invece sono così importanti. Un altro pensiero mi veniva in mente rispetto al v. 51 ” … e toccandogli l’orecchio, lo guarì.”. Pensavo al battesimo, alla parola “effata” che viene detta toccando le labbra e le orecchie dei bimbi. Il fatto che Gesù tocchi l’orecchio del servo del sommo sacerdote e lo guarisca proprio in questo momento mi sembra molto bello. Mi sembra un invito incessante del Signore ad ascoltare la Sua Parola anche quando siamo proprio lontani da Lui tanto lontani da tradirlo. Mi sembra un segno del Suo non chiuderci mai la porta anzi del cercarci sempre anche quando meno lo vogliamo.
L’inizio del testo “mentre ancora parlava”, mostra l’incalzare degli avvenimenti, non c’è più tempo per la preparazione o la riflessione. Davanti “al precipitare” degli avvenimenti, i discepoli si mostrano inadeguati, nonostante la lunga istruzione di Gesù durante il viaggio e la esortazione continua alla vigilanza e alla preghiera, fino ai versetti immediatamente precedenti. E’ una esperienza che non ci è estranea. In controluce il testo mostra la comprensione profonda di Gesù degli avvenimenti e la piena coerenza delle sue parole e dei suoi atti.
Il verbo colpire che compare nella domanda dei discepoli, è più volte usato nella Scrittura per indicare il giudizio e l’azione punitiva di Dio contro i nemici del suo popolo. L’attuazione precipitosa di uno dei discepoli, che nemmeno aspetta la risposta, rivela l’attitudine a appropriarsi di questa prerogativa che è solo di Dio. Forse non è casuale il riferimento all’orecchio destro. Il colpo del discepolo è un giudizio di definitiva esclusione del servo del sommo sacerdote dall’ascolto della parola di salvezza del Vangelo. Il tocco di Gesù che lo cura, lo apre invece a questa parola di salvezza.
In Luca Gesù cura il servo. Abbiamo già incontrato diverse volte questo verbo. Soprattutto al cap.6 si diceva che tutte le folle cercavano di toccarlo, perchè una forza usciva da lui e curava tutti. Negli Atti, quando Pietro racconta a Cornelio di Gesù, sintetizzerà così: ..il quale passò beneficando e curando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo. Qui Luca sottolinea che anche in questa ora “del dominio delle tenebre”, Gesù incessantemente opera il bene e per il bene.
Nei versetti finali Gesù parla dello stendere la mano contro di lui. A questo stendere la mano negativo e violento, c’è in risposta il suo stendere la mano per toccare il servo e guarirlo. La tematica luce/tenebre di 1 Giovanni è accostabile al Vangelo. Il v. 6 “Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre mentiamo..” può essere avvicinato all’azione di Giuda che da una parte fa un gesto esterno di comunione, ma nel suo cuore si è infiltrata la divisione, la separazione dal suo maestro. Analogamente il v.7 “se camminiamo nella luce, come egli è nella luce..e il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato”, ci
mostra come il camminare nella luce non è essere impeccabili, ed è applicabile ai discepoli che, nella contraddizione delle loro azioni in questo frangente, però non escono da questa comunione. E’ una comunione che da parte sua il Signore sempre continua ad offrire, in certo senso anche a Giuda, con il chiamarlo per nome.