24 Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. 25 Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26 Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. 27 Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28 Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; 29 e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, 30 perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
Seleziona Pagina
L’attenzione su ‘chi serve’ e su come deve farlo mi ha colpito molto. In particolare pensando alla lavanda dei piedi, in Giovanni. Un Dio che lava i piedi agli uomini..
Ho notato anche che nella cena appena svolta il Signore ha servito a tavola il pane e il vino.
Ho visto nei versetti dal 28 al 30 il regalo,il dono, di una ‘diaconia’ speciale per chi segue la strada dell’umiltà, del servizio, della piccolezza, del nascondimento. ‘Diaconia’ che nasce e cresce nella partecipazione alla sua mensa.
Nel salmo 18 : ‘Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro dal grande peccato’.
Personalmente oggi il Vangelo mi coglie particolarmente in fallo. E il fatto che si abbassi anche alla mia condizione di giovinastro orgoglioso mi ricorda tanto quel ‘cominciò a lavare i piedi..’.
Grande è il Signore.
Luca inserisce questa “discussione” dei discepoli all’interno della memoria della Passione di Gesù, e in tal modo si avvicina al testo di Giovanni, che sostituisce la memoria dell’ “ultima cena” con la lavanda dei piedi, e appunto con il suo insegnamento sul farsi servi gli uni degli altri, come Lui, il Signore, ci serve nella sua Pasqua di morte e risurrezione. Desidero stabilire altri due riferimenti che mi sembrano importanti per le parole che oggi il Signore ci regala. Il primo riguarda il tema e l’immagine della “mensa”: a partire dalla mensa della cena pasquale, Gesù al ver.21 parlava della mano che era con lui, sulla mensa, quella del traditore. E il tema della mensa, della tavola, ritorna anche oggi, implicitamente per dire di chi serve a tavola, e ancora, al ver.30, per dire della mensa finale che viene preparata per coloro che restano nelle prove di Gesù. Il secondo riferimento riguarda il ver.23, quando i discepoli si domandavano chi avrebbe tradito il Signore.
Sembra di capire che, proprio a seguito di questa domanda tra loro, sorge tra loro la discussione su chi sia il più grande! Questo è molto importante, perchè ci fa entrare nel cuore degli avvenimenti della Pasqua e nel cuore dell’insegnamento e dell’esempio di Gesù. Il più grande è “colui che serve”, ed è quindi colui che non tradisce Gesù, ma lo segue nella stessa via sino alla fine! Il tradimento di Giuda non è solo e non è tanto la delazione e la consegna di Gesù ai suoi uccisori, ma è il collocarsi nella vecchia logica del potere mondano e nelle sue regole. I sommi sacerdoti, e con loro Giuda, tradiscono il Signore perchè cercano e affermano il potere vecchio, contro Gesù e la sua Pasqua, donati da Dio per proclamare e inaugurare il regno nuovo dell’amore sino alla croce e al dono della vita. Questa è la nuova, vera grandezza, quella che Gesù mostra in Sè stesso come la nuova realtà di chi guida.
I discepoli perseverano con Gesù nelle sue “prove”, cioè in tutto quello che Egli giudica e respinge, a partire dalle “tentazioni” narrate da Luca 4,1-13, che è conveniente osservare, per vedere come il suo essere Figlio di Dio veniva provocato dal diavolo in direzione di una grandezza mondana, e dove si diceva che “esaurita ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato”. Questo della Passione è il tempo fissato, l’ultima grande prova, quella che pienamente porterà a rivelare il potere di Dio, opposto al potere mondano, opposto alle concezioni “religiose” di Dio, rivelata pienamente nella Pasqua e dalla Pasqua di Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Io sto in mezzo a voi come colui che serve”: come potremmo seguire la strada della piccolezza e del servizio senza il suo esempio, la sua compagnia? L’amore che lega Gesù ai suoi discepoli, ai suoi amici è talmente forte e coinvolgente che anche loro non sanno farne a meno – “Signore da chi andremo?” – e consente di rimanere con Lui nelle prove.
Gesù stesso ci aiuta ad essere piccoli, servitori, che smaschera il nostro orgoglio e la nostra ipocrisia, la nostra voglia di governare ed essere benefattori, che prepara per noi un Regno dove a mensa, si godrà per sempre della sua compagnia.
Quello che mi sorprende sempre nelle parole di Gesù è il continuo ribaltamento delle nostre prospettive: noi ci chiediamo chi è il più grande, lui ci dice di essere i più piccoli; noi raggiungiamo una posizione di potere e lui ci dice che dobbiamo utilizzarla per essere servi; noi cerchiamo di evitare la prova, o perlomeno di abbreviarla, e lui ci dice di perseverare con lui …
Mi sento come Nicodemo davanti alla rivelazione di Gesù: “se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio” e ancora “se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?”.
Scrivendo come ultimo, non mi rimane che “copiare”! Inizio come Andrea dall’affermazione: “Io sono in mezzo a voi come colui che serve”. E’più che una rivoluzione copernicana: il Signore vuole essere ed è nostro servo. E’ accanto a noi, è tra noi in questo ruolo… E siccome Dio è come Gesù, possiamo essere certi che abbiamo un Dio che “ci serve”! (Ha senso allora – chiedo tra parentesi – quando cominciamo la preghiera dicendo :”Dio onnipotente…”?) – E dove avviene questo incontro tra noi e il Dio-servo? Il contesto è quello della mensa, come ha sottolineato don Giovanni: luogo di beatitudine, di conversazione, di comunione. Certamente l’eucarestia è un momento privilegiato di questo incontro.