1 Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2 «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3 In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4 Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5 dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6 E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7 E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8 Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
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La preghiera cristiana non è solo e soprattutto “dire le preghiere”, ma è una collocazione dell’animo, è uno “sguardo” con il quale tutto si fa e si compie. Così, il “pregare sempre”, che certamente si attua nell’atto specifico della preghiera, è prima di tutto una disposizione dell’animo. In quel “senza stancarsi mai” è compreso anche il “perdersi d’animo”, lo scoraggiamento che può sopraggiungere. E anche semplicemente la stanchezza. Il credente è dunque fondamentalmente un orante, perché vive tutto in comunione con l’Amante-Amato, Colui che sempre guarda a lui e che anche, lui, il credente, guarda.
L’immagine che ci è offerta dalla parabola trova la sua straordinaria efficacia in quella sua “brutalità”, che paragona la preghiera la preghiera alla situazione di una povera vedova che invade l’ingiusta e violenta indifferenza e inadempienza di un giudice che fa male il suo mestiere perché “non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno”(vers.2-3). Il giudice fa del suo potere la prepotenza della sua chiusura. Ma la vedova riesce a spuntarla per la sua perseveranza: il giudice le farà giustizia per liberarsi di lei. Al ver.4 egli stesso riprende quello che di lui già diceva il ver.2, e a questo punto decide: “dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”(ver.5). Ho insistito pedantemente a descrivere la scena, perché mi sembra utile per cogliere come l’atteggiamento di Dio si ponga in totale contrasto.
E’ Gesù stesso ad intervenire esplicitamente con la spiegazione della parabola che Lui stesso ha appena raccontato, e lo fa insistendo: “Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto”(ver.6). E’ l’introduzione ad una conclusione assolutamente e totalmente opposta. La forza della parabola sta proprio in questo contrasto che deve essere portato fino all’estremo! L’insistenza fastidiosa della vedova diventa, al ver.7, la condizione degli “eletti” del Signore “che gridano giorno e notte verso di lui”. Continuiamo a gridare al Signore: “Dio vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto”; sono le prime parole del Salmo 69(70), con le quali iniziano le varie “ore” della preghiera cristiana. E Dio non li farà aspettare, non chiederà loro di avere pazienza, e farà loro giustizia “prontamente”, alla lettera “in fretta”. Mi permetto di interpretare questa affermazione di Gesù dicendo che la preghiera è sempre esaudita da Dio! Non sempre lo è nei modi che ci si aspetta, ma sempre si deve scoprire e accettare che la preghiera è sempre adempiuta da Lui in modo vero e buono, anche quando può non sembrarci così!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-181-8.html