31 In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». 32 Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. 33 Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
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Non si deve pensare ad una contrapposizione di potenza a potenza, ma semplicemente alla meraviglia della fede. E quello che con tanta forza e con tanta pace Gesù dice di Sé e per Sé, ci viene oggi regalato come prospettiva e interpretazione di ogni esistenza umana. Ma dobbiamo considerare questo prima di tutto nella Persona e nell’opera di Gesù!
Che siano proprio dei farisei a portargli questo minaccioso progetto è imbarazzante, e si potrebbe pensare anche ad una notizia non vera. Peraltro l’ostilità farisaica risulta in qualche modo confermata e aggravata da progetti derivanti da altre considerazioni: alla fine l’ostilità che porterà Gesù alla Croce è generalizzata.
Il cuore del brano è il ver.32. La risposta data ai farisei non è un’affermazione di forza, ma una grande conferma di obbedienza. Quel “è necessario” del ver.33 è il verbo “dovere”: Gesù “deve” proseguire nel suo cammino! E’ la sua obbedienza a Dio Padre. Questa obbedienza Egli la colloca nella sorte comune a tutti i profeti uccisi a Gerusalemme, e l’uccisione degli uomini di Dio che l’hanno preceduto diventa così profezia della sua Pasqua.
Ne deriva l’interpretazione del tempo secondo la fede di Gesù. Si tratta di un tempo breve, segnato e reso significativo dalla sua opera di salvezza: “Ecco, io scaccio demoni e compio guarigioni oggi e domani”(ver.32). L’espressione “e il terzo giorno la mia opera è compiuta” è di difficile traduzione in italiano. La versione latina dice “et tertia consummor”. Alla lettera dunque, “sono finito”. Il grande fascino di questa espressione è il suo far coincidere l’opera con la persona che la compie. Gesù a Gerusalemme compie la sua opera, e in tal modo compie il significato profondo e ultimo della sua vita terrena.
In questo modo Egli regala anche alla nostra umile esistenza la luce divina del suo significato. Al di là di tutte le apparenze, anche quando sembra di dover vedere una vita come stroncata dalla morte – questo era il pericolo segnalato riguardo ai progetti di Erode! – la vita ha invece un suo misterioso e meraviglioso compimento. E’ bello e importante cercare di cogliere in ogni esistenza umana quello che Gesù oggi afferma di Sé. La mattina in cui S.Teresa di Gesù Bambino ha visto il suo cuscino macchiato dal suo sangue come sintomo certo della malattia mortale che l’invadeva, dopo aver formulato un primo pensiero: “E’ la morte”, subito ne trova un altro dentro di sé: “E’ lo Sposo”. In Gesù ogni esistenza può essere riscattata e interpretata alla luce della sua Pasqua. Dobbiamo pensare che ormai nessuno “muore”, e che tutti camminiamo verso la nostra grande Pasqua.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Si parla qui di Erode Antipa, tetrarca di Galilea dal 4 a.C. al 39 d.C.. Gesù non teme colui che detiene il potere e che può infliggere la morte. Non nomina nemmeno Erode e si riferisce a lui come “quella volpe”. La volpe – se ben ricordo – non era considerata nella cultura di Israele un animale particolarmente astuto, furbo (come da noi), bensì un animale insignificante. Tale sembra essere questo sovrano agli occhi di Gesù. – “Oggi, domani e il terzo giorno” indicherebbero, secondo la Bibbia di Ger., un breve periodo di tempo. Nella mentalità ebraica però il tre (il terzo) è il numero del compimento: indicherebbe quindi il tempo in cui l’opera di Gesù sarà compiuta e avrà luogo il dono della vita, al termine del cammino, in Gerusalemme. E questo è vero anche per noi.
Le parole dei farisei “Parti e vattene via di qui!” mi sono sembrate durissime. Non vogliono Gesù, la sua bontà, le guarigioni che porta, la parole che annuncia. Come i geraseni del cap.8 che, dopo aver visto la guarigione dell’indemoniato e la perdita della mandria di porci, gli chiedono di allontanarsi da loro perchè hanno paura.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-13-31-33.html
Mi ha colpito la risposta di Gesù.
Erode vuole ucciderlo,gli dicono. Lui risponde implicitamente,mi pare,che lo uccideranno si,ma a Gerusalemme.Il problema non è che vuole salvare la pelle,ma dare la vita attraverso il ‘cammino’ che il Padre gli ha preparato.
Mi è piaciuto pensare che per ognuno c’è un cammino preparato,come ha scritto Giovanni,verso la grande Pasqua.
Un cammino comunitario e personalissimo,a cui abbandonarsi con docilità.
E’ possibile,e ‘necessario'(!?) camminare con Lui,proseguire nel cammino..’oggi,domani e il giorno seguente..’