28 maggio 2010 – Questa volta mi permetto di occupare io tutto il nostro spazio domenicale per dirvi di una bella serata che in questa settimana mi ha portato a Imola sull’invito del caro amico il Vescovo Tommaso che mi ha chiesto di partecipare ad una conversazione con Massimo Cacciari sul tema "L’altro: amico o nemico?". Ero piuttosto impensierito perchè conoscendo e apprezzando la persona avvertivo tutta l’evidente disomogeneità tra me e lui, sia per la cultura sia per la capacità di comunicazione sia per la sua concreta esperienza su questi problemi.
Il Teatro di Imola era pieno di gente, perchè Cacciari suscita sempre molto interesse anche per la sua continua capacità di affrontare problemi e di affrontare i problemi con sempre nuovi contributi della sua ricerca e della ricchezza del suo pensiero. Ci eravamo già incontrati. Anni fa avevo portato a Venezia la mia piccola Scuola Media Paterna per un incontro con lui Sindaco. Non poteva certo ricordarsi di me. Mi ha detto che avrebbe lui parlato per primo con una riflessione filosofica, lasciando poi a me un pensiero sul piano della fede e della tradizione cristiana.
Nei giorni precedenti avevo tentato di prepararmi e di riflettere…con scarsi risultati, e sono stato contento di potermi arrampicare sulla sua riflessione per cercare poi un tentativo di comoda discesa sui temi che lui avesse aperto. E subito è stato molto bello. Come già più volte avevo verificato in suoi interventi a Bologna, recentemente anche in un dialogo con Franco Cardini sull’eredità dell’Europa, la sua riflessione è sempre molto stimolante anche per il mio quotidiano contatto con le Scritture ebraico-cristiane. E anche in questa occasione la sua lucida esposizione sul primato della "relazione con l’altro" come strada maestra per la formazione e la custodia della propria identità mi ha molto coinvolto.
E’ stato facile per me proseguire il suo discorso portando la mia piccola esperienza di modesto frequentatore della Scrittura e del tentativo quotidiano di accoglienza dei poveri e delle loro povertà, ultimamente molto arricchito da un po’ di presenza all’Ospedale S.Orsola. Ma anche lui è entrato con attenzione nel mio piccolo intervento. E questo è stato il bello della serata per me! Questo camminare insieme con reciproca soddisfazione di un maestro del pensiero e di me vecchio prete di campagna e di periferia. La gioia di poter verificare che la diversità delle fonti e la dialettica di pensiero tra un ateo dichiarato e un cristiano di poca fede potessero non solo incontrarsi, ma anche trovare l’uno nell’altro un invito a proseguire e a confidare.
Quando tra le molte domande di un pubblico molto attento è stato chiesto come mai l’incontro fosse stato così piacevolmente aperto, ho pensato di poter rispondere che il segreto andava cercato nel vecchio Patriarca di Venezia, il nostro antico Vescovo Marco, che vuole bene a entrambi i due relatori di Imola e che certamente ci custodisce nella sua preghiera. Buona Domenica. d.Giovanni.