Caro don Giovanni, io la conosco e mi sento suo amico solo per queste suoi interventi domenicali sul Carlino. Sono uno dei molti credenti non praticanti che guardano con curiosità affettuosa a chi cerca come Lei di far partecipi altri delle belle cose in cui crede. Per questo ho seguito con interesse anche i suoi ultimi messaggi dedicati direttamente a temi evangelici prima della quaresima e poi della pasqua. Ma il giorno di pasqua, all’improvviso, è morta mia madre. Non era giovane ed era molto affaticata. Ma la sua scomparsa mi ha colpito molto più di quello che prevedessi. Mi sembra di aver sentito per la prima volta che cosa vuol dire non avere speranza. Oggi vedo triste e inutile tutta la mia vita. Capisco che esagero e che forse basta un po’ di tempo perchè tutto si plachi. Mi permetto di chiederle se questa volta lei può scrivere qualcosa per me. Con amicizia. (messaggio firmato)

Caro amico, non io, ma, lo spero, il Vangelo ha qualcosa di bello da dirle proprio oggi, nella Parola che viene celebrata nelle nostre chiese. Se può, provi a prendere in mano l’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni. Dice che la vita è come una notte dove si va a pescare e non si pesca niente. E neanche ce se ne stupisce molto. E’ quasi scontato che si debbano calare con fatica le reti per tirarle fuori vuote.

Per giunta, un personaggio dispettoso ci chiama dalla riva per chiederci se abbiamo qualcosa da mangiare. "No!", gli rispondiamo, forse un po’ seccati di dover rendere pubblico il nostro niente. Questa "no" è tremendo e davanti alla perdita delle nostre madri ci sembra quasi una definizione della nostra vita. Come sempre, quando perdiamo il nostro grande amore, quello di cui il Cantico dei cantici dice che "dare per esso tutti i beni della casa sarebbe come disprezzarlo".

Lo sconosciuto pretende di essere anche esperto di pesca e chiede di gettare un’altra volta la rete: torna su piena di pesci! A quel punto, continua il nostro racconto, c’è uno di noi sulla barca che lo riconosce: "E’ il Signore!". Questo nostro compagno ha l’occhio fino perchè è sempre stato il suo cocchino tra tutti. Da quel momento tutto cambia. Tutto si anima. Tutto diventa bellezza e bontà. Tutto ci porta verso la riva dove Lui ha già preparato per noi del buon pesce ai ferri. In questa memoria evangelica ci sono molte altre luci che lei scoprirà meglio di me.

Per dire che anche nella vicenda più triste e più chiusa, se c’è qualcuno che possa dirci con gioia sincera "E’ il Signore", tutto cambia. Vedrà. La sua mamma farà come la mia ha fatto con me. Tornerà a trovarla e le farà compagnia per sempre. Per oggi la ringrazio del suo bel messaggio e le dico quelle parole di luce "E’ il Signore!", come altri le hanno dette a me e come lei potrà dirle ad altri. Buona Domenica a tutti. d.Giovanni