Collegare alla persona di Papa Francesco la parola “misericordia” vuol dire coinvolgere in essa tutta la sua persona, la sua fede, la sua cultura e l’intero suo ministero universale. Perché, di fatto con Lui la parola cambia persino di significato. Solo nel tempo me ne sono reso conto. Nella teologia e nell’etica tradizionali  il termine di confronto era la giustizia. Bisogna essere giusti e “fare giusto”! Se capita un incidente riguardo alla giustizia, o si rende necessario fare un’eccezione, la misericordia può o deve intervenire proponendo un sentiero laterale che aggiusti o sistemi quello che di ingiusto è capitato o abbiamo fatto. Per questo la misericordia non può essere la norma di sempre, ma, appunto, “l’intervento misericordioso” che mette un riparo al guaio combinato o capitato. Con il pensiero, la spiritualità e l’azione di Papa Francesco, la misericordia è diventata la pienezza dell’amore! L’amore è certamente l’evento e il dato supremo della fede cristiana, ma con Bergoglio la misericordia è l’amore che agisce, che combatte, che invade, che converte e che trasforma anche ciò che dall’amore è distante e addirittura opposto. È l’Amore combattivo che senza condizioni vuole entrare nella storia dell’umanità. È l’Amore che entra in azione se e perché la giustizia non trova posto, o è addirittura esclusa, o non sopporta di confrontarsi con quello che è troppo sbagliato. Con questo, muta radicalmente anche la “psicologia” dello spirito, quella che senza dichiarazioni ufficiali, insinuava il sospetto che se tu “non fai bene”, il Signore “non ti vuole bene”, o per lo meno, “forse” (!), ti vuole meno bene! La misericordia dell’ “Argentino” capovolge la situazione: Dio ama i peccatori, e se qualcuno si allontana esageratamente dal buono e dal giusto, ancor di più la misericordia del Signore lo desidera e lo cerca. Come le nostre mamme, quando i nostri fratelli e sorelle andavano bene, ma noi no! Allora eravamo i più cercati, i più accarezzati, e giustamente i più invidiati dagli altri fratelli, fino alla loro protesta e ai loro da noi meritati vendicativi dispetti. Qualcuno ricorderà l’antipatia che in famiglia circondava Giuseppe il figlio di Giacobbe proprio perché era il “cocchino” del babbo.
È colpa e merito della misericordia se il nostro Papa ogni giorno ha una questione nuova: una questione che noi, figli “viziatini”, ogni tanto sentiamo come una sgridata, se pure fatta da Lui con la sua consueta dolcezza e benignità. La faccenda è così nuova e dirompente, che ogni tanto qualche Cardinale e qualche professore entrano in rischio di infarto. Ma è proprio per questo che se il Papa dice Messa ci vanno talmente in tanti, che diventa facile calcolare che i più che ci vanno, di solito a Messa non ci vanno! La gente si sente voluta bene dal Papa: e questa è la sua misericordia! E io penso che non sia solo una misericordia “argentina”! Penso sia proprio la misericordia di Dio. Tutta la Bibbia è piena di questa misericordia. E tutta la “Storia” di Dio con l’umanità, che si chiama “Storia della Salvezza” è tutta così! È sempre l’amore che Dio fa scendere sull’umanità, sulla creazione e sulla storia! Mentre le altre religioni sono delle regole perché noi possiamo “salire da Lui”, la fede ebraica e cristiana è l’amore misericordioso di Dio che scende in mezzo a noi. Finché nella vicenda cristiana Lui stesso scende tra noi: prende la nostra carne, nasce dalla Donna, rivela e dona un’umanità nuova che ama ed è amata. Con la sua compagnia di Dodici uomini qualsiasi frequenta tutte le peggiori compagnie dell’umanità, dai ladri alle prostitute, ai bugiardi ai violenti. Infine, in questo Gesù, Dio viene crocifisso, e ha un ultimo appuntamento con quei due malfattori. Viene crocifisso in mezzo a loro. Non sono d’accordo con chi dice che dei due uno solo si è salvato. Figurati se loro due, che avevano un appuntamento a fine pomeriggio in Paradiso, hanno lasciato lì il loro disperato compagno di croce! Il Papa è così! Lui sa bene che chi fa un peccato, prima di essere un peccatore, è vittima del suo stesso peccato, perché il peccato è più potente di noi. E ci invade, ci occupa e ci imprigiona. Ma Papa Francesco ci fa vedere che proprio per questo il Signore è venuto a liberarci. Adesso sto andando in pensione, perché sono ben vecchio. Darò ancora una volta il saluto ai miei carissimi parrocchiani come spesso faccio alla fine della Messa, quando dò a tutti un appuntamento in paradiso. Perchè ci andremo in Paradiso. Ci andremo non perché ce lo meritiamo, ma perché la sua misericordia è più potente dei guai che combiniamo. Su questo, forse anche Papa Francesco avrebbe un’obiezione. Ma io lo scrivo per l’enorme simpatia che nutro per Lui.

Giovanni della Dozza.

Nota: Commento di don Giovanni Nicolini per “Il resto del Carlino – Bologna” in occasione della visita di Papa Francesco a Bologna.