1 Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. 2 Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. 3 E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. 4 Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? 5 Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. 6 La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. 7 Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.
Isaia 5,1-7

Mi ha affascinato la sequenza di “soggetti”!
Isaia sembra essere il soggetto dei vers,1-2. E’ lui a regalarci l’opera di Dio, con “un cantico d’amore per la sua vigna”.
Mi piace pensare alla Bibbia come il libro dove è memorizzato questo cantico d’amore.
E’ bello pensare che la Parola di Dio, da Genesi ad Apocalisse sia tutto un grande cantico d’amore!
E mi commuove che Egli possegga “la vigna d’amore”!
E’ meraviglioso che tutti e tutto siamo suoi!
Il ver.2 ci dice del “lavoro” di Dio per la vigna e nella vigna: “Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate”.
Le note delle bibbie dicono che nella vigna si metteva in piedi una baracchina di sorveglianza. Ma Dio in mezzo alla sua vigna vi ha “costruito una torre”!!
Ha scavato un tino e “aspettò che producesse uva”!
Invece, “acini acerbi”!
Al ver.3 è Dio stesso che prende la Parola, non più il profeta che narra!
Che delusione e che rabbia!
“Che fare?” è al ver.4 la domanda dell’arrabbiatura!
E dice al ver.5che cosa vuol fare alla vigna improduttiva: togliere la siepe facendo diventare la vigna un pascolo, muro di cinta demolito e vigna calpestata (ver.5). Vigna né potata né lavorata, ridotta ad un deserto, niente pioggia (ver.6).
Al ver.7 è il profeta che torna a parlare e ci spiega che la vigna “è la casa d’Israele …”, la piantagione sono gli abitanti di Giuda. Il frutto non è la giustizia ma lo spargimento di sangue, non la rettitudine ma le grida degli oppressi”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ un “cantico d’amore” quello che leggiamo in questi versetti. In effetti, l’agricoltore di cui si parla ha capacità, competenza, ma soprattutto passione e amore. Il Cantico dei cantici ci conferma che la vigna è simbolo di amore. E Gesù ci rivela l’unione inimmaginabile che questo amore riesce a creare: “Io sono la vigna, voi siete i tralci…”. Nella parabola di Isaia l’interpretazione ci è data dall’autore stesso: “la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele”, ma essa non ha dato frutti buoni: invece di frutti di giustizia e di rettitudine, ecco violenza e soprusi, con grida angosciate dei tanti oppressi. Noi intendiamo essere sempre dalla parte degli oppressi e speriamo di essere annoverati tra coloro che “hanno fame e sete di giustizia”.