1 Ora ascolta, Giacobbe mio servo, Israele che ho eletto. 2 Così dice il Signore che ti ha fatto, che ti ha formato dal seno materno e ti soccorre: «Non temere, Giacobbe mio servo, Iesurùn che ho eletto, 3 poiché io verserò acqua sul suolo assetato, torrenti sul terreno arido. Verserò il mio spirito sulla tua discendenza, la mia benedizione sui tuoi posteri; 4 cresceranno fra l’erba, come salici lungo acque correnti. 5 Questi dirà: “Io appartengo al Signore”, quegli si chiamerà Giacobbe; altri scriverà sulla mano: “Del Signore”, e verrà designato con il nome d’Israele».
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Martedì 21 gennaio 2020 – Is 43,22-28
Mercoledì 22 gennaio 2020 – Is 44,1-5
COMMENTO DI GIOVANNI E FRANCESCO
Si parla del singolare rapporto d’amore che unisce il Signore all’umanità e, in particolare, a coloro che, avendo ricevuto il dono della fede, si trovano nella condizione privilegiata e consapevole dei figli di Dio. Ai ver. 22-28 Dio stesso rivendica l’abisso che separa la grande vicenda dell’amore di Dio e della sua opera di salvezza dalla nostra risposta umana, sempre tanto debole e superficiale. Proposte più rigorose di traduzione forse esigerebbero che i ver. 22-24 non siano solo la denuncia del nulla fatto da noi, ma l’espressione più enfatica di tale atteggiamento. E’ come se il testo volesse dire: “Non sia mai che tu non mi abbia portato un agnello per l’olocausto e mi abbia onorato con i tuoi sacrifici”. Però Dio ama il suo popolo: “Io, io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso, e non ricordo più i tuoi peccati” (ver. 25).
I ver. 1-4 di Is 44 sono una grande dichiarazione dell’amore di Dio per il suo popolo, che proprio da questo amore sarà portato a rispondere in pienezza al suo Signore, fino a dire: “Io appartengo al Signore”. Addirittura scriverà sulla sua mano: “Del Signore”. Sarà una specie di amuleto per sottolineare la sua piena adesione.
Dio vi benedica e voi benediteci. Gv e F