9 Cantico di Ezechia, re di Giuda, quando si ammalò e guarì dalla malattia: 10 «Io dicevo: “A metà dei miei giorni me ne vado, sono trattenuto alle porte degli inferi per il resto dei miei anni”. 11 Dicevo: “Non vedrò più il Signore sulla terra dei viventi, non guarderò più nessuno fra gli abitanti del mondo. 12 La mia dimora è stata divelta e gettata lontano da me, come una tenda di pastori. Come un tessitore hai arrotolato la mia vita, mi hai tagliato dalla trama. Dal giorno alla notte mi riduci all’estremo. 13 Io ho gridato fino al mattino. Come un leone, così egli stritola tutte le mie ossa. Dal giorno alla notte mi riduci all’estremo. 14 Come una rondine io pigolo, gemo come una colomba. Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto. Signore, io sono oppresso: proteggimi”. 15 Che cosa dirò perché mi risponda, poiché è lui che agisce? Fuggirò per tutti i miei anni nell’amarezza dell’anima mia. 16 Il Signore è su di loro: essi vivranno. Tutto ciò che è in loro è vita del suo spirito. Guariscimi e rendimi la vita. 17 Ecco, la mia amarezza si è trasformata in pace! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati. 18 Perché non sono gli inferi a renderti grazie, né la morte a lodarti; quelli che scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà. 19 Il vivente, il vivente ti rende grazie, come io faccio quest’oggi. Il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà. 20 Signore, vieni a salvarmi, e noi canteremo con le nostre cetre tutti i giorni della nostra vita, nel tempio del Signore». 21 Isaia disse: «Si vada a prendere un impiastro di fichi e si applichi sulla ferita, così guarirà». 22 Ezechia disse: «Qual è il segno che salirò al tempio del Signore?».
Isaia 38,9-22

Il re Ezechia parla della sua morte come se fosse già avvenuta: un evento drammatico, terribile! Tra le tante stupende immagini c’è quella della tenda di pastori divelta e gettata lontano e quella della tela tagliata dal tessitore non appena fatta. Nell’oltretomba, nello Sheòl, secondo il pensiero ebraico, non si poteva nemmeno lodare il Signore: non era vita! Teologi e biblisti oggi ci suggeriscono di considerare la morte in modo più sereno: è un evento naturale, non è la punizione per il cosiddetto “peccato originale” o per altre colpe. E’ la conclusione inevitabile del nostro ciclo vitale: si nasce, si cresce, si declina e si muore. Ma noi, discepoli di Gesù, sappiamo che muore solo la nostra parte fisica, fisiologica: non la persona, destinata per dono di Dio a una “vita eterna”. E’, infatti, partecipazione alla vita stessa di Dio e del suo figlio Gesù. Possiamo proprio dire con san Francesco: “Sorella morte…” – Per quel che riguarda il nostro oggi, trovo suggestive e significative quelle parole: “Tutto ciò che è in loro (cioè nei nostri anni) è vita del suo spirito”. “Il Signore è su di loro”(v.16). La vita dello Spirito pervade la nostra esistenza, la avvolge da sopra e da dentro, se così si può dire. La vita eterna è per noi oggi, nel nostro piccolo e modesto quotidiano.
Le diverse traduzioni in lingua italiana non facilitano l’interpretazione del testo, forse anche e soprattutto per la mia senile – ma era così anche nella mia giovinezza! – incompetenza.
Mi sembra che la preghiera mi suggerisca il mistero e la bellezza di un’esistenza vissuta in comunione con il Signore.
I vers.9-14 sembrano descrivere un’esistenza naturalmente esposta alla debolezza e all’infermità. E quindi anche il dolore e lo sgomento nell’esperienza di un male superiore alle nostra forze e quindi piena di dolore e di sgomento.
Al ver.14 troviamo la preghiera: “ Signore, io sono oppresso: proteggimi”.
Ed ecco allora il versetto misterioso, tradotto molto diversamente nelle versioni italiane! Dice: “Il Signore è su di loro: essi vivranno”.
Qual’è il soggetto di questo “vivranno”? Faccio un’ipotesi: Sono gli anni: su di loro è il Signore ed essi vivranno.
Così il ver.16: “tutto ciò che è in loro è vita del suo spirito. Guariscimi e rendimi la vita”!
“Ecco, la mia amarezza si è trasformata in pace! (ver.17).
“Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati”.
E questa lode felice continua ai vers.18-20 descrivendo con termini meravigliosi lo splendore divino della vita di fede!
Torna un dato misterioso al ver.22: “Ezechia disse: “Qual è il segno che salirò al tempio del Signore?”
Ma siamo anche alla fine di questo cammino misterioso e meraviglioso!
Dio ti benedica. Grazie e prega per noi. Giovanni e Francesco.