30 Questo sarà per te il segno: mangiate quest’anno il frutto dei semi caduti, nel secondo anno ciò che nasce da sé, nel terzo anno seminate e mietete, piantate vigne e mangiatene il frutto. 31 Il residuo superstite della casa di Giuda continuerà a mettere radici in basso e a fruttificare in alto. 32 Poiché da Gerusalemme uscirà un resto, dal monte Sion un residuo. Lo zelo del Signore degli eserciti farà questo. 33 Pertanto così dice il Signore riguardo al re d’Assiria: “Non entrerà in questa città né vi lancerà una freccia, non l’affronterà con scudi e contro di essa non costruirà terrapieno. 34 Ritornerà per la strada per cui è venuto; non entrerà in questa città. Oracolo del Signore: 35 Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo”». 36 Ora l’angelo del Signore uscì e colpì nell’accampamento degli Assiri centoottantacinquemila uomini. Quando i superstiti si alzarono al mattino, ecco, erano tutti cadaveri senza vita. 37 Sennàcherib, re d’Assiria, levò le tende, partì e fece ritorno a Ninive, dove rimase. 38 Mentre si prostrava nel tempio di Nisroc, suo dio, i suoi figli Adrammèlec e Sarèser lo colpirono di spada, mettendosi quindi al sicuro nella terra di Araràt. Al suo posto divenne re suo figlio Assarhàddon.
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E’ bellissimo “il segno” che al ver.30 del nostro brano descrive la vicenda e la situazione di pace e di prosperità che il Signore prepara e dona al suo popolo. L’armonia della natura e l’arte preziosa della coltivazione della terra sono l’immagine di questa protezione divina su Israele.
Questa è profezia divina proprio quando sembra che la violenza della storia tenga prigioniera la storia.
Malgrado questo, tale sarà la vicenda e la condizione del popolo che vengono descritte con la stessa armonica vicenda della natura laboriosa: è il popolo del Signore quello che viene descritto come quel “residuo della casa di Giuda che continuerà a mettere radici in basso e a fruttificare in alto” (ver.31).
Tale sarà l’opera dello “zelo del Signore” (ver.32).
E sarà anche e soprattutto la fine dell’aggressione nemica: riguardo al re d’Assiria dice che “non entrerà in questa città né vi lancerà una freccia….” (ver.33), ma “ritornerà per la strada per cui è venuto” (ver.34).
La città santa sarà protetta dall’amore di Dio! (ver.35).
Non si tratta di una battaglia vinta, ma del giudizio divino di condanna e di morte del nemico!
Il re assiro ritorna a Ninive dove sarà travolto a morte dai suoi figli.
Dio ti benedica. Tu prega per noi. Giovanni e Francesco.
“Questo sarà per te il segno”…: vediamo, anche in questa circostanza, come sono i segni di Dio: non prodigiosi, non strabilianti, come noi ci aspetteremmo, bensì di apparenza modesta, di semplice normalità; ci vorranno infatti tre anni perché si torni alla produttività della terra, all’armonia con la natura. – Perché il Signore interviene a salvare il piccolo resto di Gerusalemme? Ci sono indicate due motivazioni. Per prima cosa, “lo zelo del Signore degli eserciti farà questo”: sembra strano, ma il Signore ha una passione profonda per le sue creature, e agisce con sollecitudine, si prodiga con tenacia in loro favore. Poi dice il Signore: “per amore di me e di Davide mio servo”. Come potrebbe un padre assistere alla rovina dei suoi figli senza intervenire, senza correre in loro aiuto? E come potrebbe “tradire” le promesse fatte, promesse di comunione con lui e di una vita di serenità e benessere?