1 Avvicinatevi, nazioni, per udire, e voi, popoli, prestate ascolto; ascolti la terra e quanti vi abitano, il mondo e quanto produce! 2 Poiché il Signore è adirato contro tutte le nazioni ed è sdegnato contro tutti i loro eserciti; li ha votati allo sterminio, li ha destinati al massacro. 3 I loro uccisi sono gettati via, si diffonde il fetore dei loro cadaveri; grondano i monti del loro sangue. 4 Tutto l’esercito celeste si dissolve, i cieli si arrotolano come un libro, tutto il loro esercito cade come cade il pampino dalla vite, la foglia avvizzita dal fico.
Isaia 34,1-4

La sorpresa di questo testo può essere quella della non estraneità delle Nazioni della terra dal disegno del Dio d’Israele.
Il vers. 1 è importantissimo: le Nazioni sono invitate ad avvicinarsi, a udire, ascoltare, tutte azioni normalmente proprie del popolo eletto (pensare al comando dello “Shemà Israel”, “Ascolta, Israele”!).
Anche l’ira di Dio contro di esse rivela che Lui è in relazione con loro: il Signore è adirato perché tutto è suo, tutti sono suoi, sono importanti per Lui. Lo stesso essere “votati allo sterminio” (vers. 2) indica nella Scrittura non tanto l’eliminazione di qualcuno, ma la dedicazione e consacrazione totale a Dio. Nella sua recente visita in Marocco il Papa ha detto che siamo diversi, ma che la prospettiva di ciascuno è eguale a quella dell’altro: andare verso Dio. Dunque tutti “c’entrano”, nessuno è in realtà “fuori”.
Questo messaggio, che pure è rivolto alle Nazioni, è fatto conoscere ad Israele, perché avverta tutta la sua responsabilità di popolo eletto non solo per sé, ma per il suo ruolo prezioso di rivelare la presenza di Dio nella storia; infatti, quando il popolo di Dio si prostra agli idoli del mondo, oscura la vicinanza di Dio agli altri. Una ipotesi di interpretazione dell’ “esercito celeste” che si dissolve e dei “cieli” che si arrotolano come un libro (vers. 4), è che si tratti del sole, la luna e le stelle, che facilmente diventano divinità delle Nazioni, ma talvolta anche di Israele: pensare al dibattito tra Geremia e il popolo dei suoi tempi alla fine del suo libro (Ger 44,17-19).