1 In quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda: «Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza. 2 Aprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedele. 3 La sua volontà è salda; tu le assicurerai la pace, pace perché in te confida. 4 Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna, 5 perché egli ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. 6 I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri».
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I due testi di sabato e di lunedì potranno da voi essere agilmente interpretati insieme, perché si possono effettivamente accostare e intrecciare! Isaia 25, 6-9 esalta l’opera del Signore che, partendo dalla Terra d’Israele coinvolge alla fine tutti i popoli della terra, e magari anche altri – se ce ne sono! – che noi ancora non conosciamo! Noi siamo parte di questi popoli che, grazie alla profezia e alla fedeltà di Israele, il Popolo della Prima Alleanza, nella Persona e nell’Opera della salvezza compiuta da Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio, vengono visitati dalla salvezza! Mi sembra molto importante sottolineare sempre il ruolo essenziale che Israele ha nella storia della salvezza universale. Il ver.9 ci invita: “Si dirà un quel giorno: Ecco il nostro Dio; in Lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza …”. Sono i termini essenziali della fede dei padri ebrei: la speranza, la salvezza, la gioia! Al contrario, Moab che rappresenta le grandi potenze e le grandi violenze della mondanità, sarà abbattuta! Mi permetto di insistere sull’opportunità per noi di assumere in profondità il significato profondo di questi termini che esaltano la potenza e la volontà divina della nostra salvezza!
I primi sei versetti di Isaia 26 amplia questo canto di esultanza, ma se si osserva con attenzione la terminologia, ci si rende conto che l’esaltazione per la città forte e per le sue mura, come la certezza della pace … tutta questa prosperità è legata e sgorga da una ragione tanto diretta quanto umilmente essenziale: tutto sarà così perché , dice Isaia al Signore, il popolo “confida in te”!! (ver.3). Per questo il Signore gli assicurerà la pace. Il ver.6 è l’estremo di questa meravigliosa avventura della fede di Israele: la città mondanamente eccelsa sarà “rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri”!! La fede è la forza dei poveri, che non hanno altro su cui contare! E’ il clima della grande beatitudne dei poveri: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. E’ l’annuncio e la proclamazione da parte di Gesù della gloria dei piccoli e dei poveri!
Dio ti benedica. Donaci la tua benedizione. Tuoi fratelli Giovanni e Francesco
Al banchetto nuziale segue un cantico pieno di fiducia e di gioia per l’opera del Signore. “Abbiamo (o meglio: C’è) una città forte; mura e bastioni egli ha posto a salvezza”: possiamo dire che ci è donata, consegnata “la città di Dio”, luogo sicuro, rifugio di salvezza per tutti. “Aprite le porte”: tutti sono invitati a entrare nella città accogliente, luogo di pace, di stabilità. Essa è forte e sicura perché è appoggiata sulla fiducia del Signore: ed Egli è “una roccia eterna”. Potenti e prepotenti sono deposti dai loro piedistalli, e i poveri e gli oppressi non hanno più nulla da temere.