19 Babilonia, perla dei regni, splendore orgoglioso dei Caldei, sarà sconvolta da Dio come Sòdoma e Gomorra. 20 Non sarà abitata mai più né popolata di generazione in generazione. L’Arabo non vi pianterà la sua tenda né i pastori vi faranno sostare le greggi. 21 Ma vi si stabiliranno le bestie selvatiche, i gufi riempiranno le loro case, vi faranno dimora gli struzzi, vi danzeranno i sàtiri. 22 Urleranno le iene nei loro palazzi, gli sciacalli nei loro edifici lussuosi. La sua ora si avvicina, i suoi giorni non saranno prolungati.
1 Certo, il Signore avrà pietà di Giacobbe e si sceglierà ancora Israele e li ristabilirà nella loro terra. A loro si uniranno gli stranieri e saranno annessi alla casa di Giacobbe. 2 I popoli li accoglieranno e li ricondurranno nella loro terra, e la casa d’Israele se li farà propri nella terra del Signore, rendendoli schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari.
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Lontani da Dio, senza la sua presenza vivificante, si è destinati alla desolazione, a essere dominati da “spiriti” negativi, di cui sono simbolo gli animali e i satiri citati dal profeta. Destino contrario se si sta con il Signore. Poiché egli ha pietà, ha viscere di misericordia, mantiene ferma la sua scelta verso Israele; le scelte di Dio infatti sono irrevocabili. E’ lui che ristabilisce Israele nella sua terra, e anche gli stranieri vengono a far parte del nuovo popolo di Dio! Gli altri popoli hanno un ruolo positivo: favoriscono il ritorno e vengono anch’essi unificati a Israele: è proprio abbattuto il muro di separazione… E’ vero però che le affermazioni del v.21 sembrano avallare la teoria del futuro dominio di Israele su tutti i popoli; il Messia – secondo tale utopica visione – sarebbe stato l’autore di questo rovesciamento delle sorti in favore degli israeliti. Questa convinzione sarà corretta, negata da Gesù, e porterà al rifiuto del suo Vangelo e alla sua stessa morte. – Quel “rendendoli schiavi e schiave” viene interpretato in modo positivo e bello da Giovanni nel suo commento: “Non mi sento “schiavo” degli ebrei, ma certamente vivo il privilegio di dipendere dalla loro profezia per accedere al Cristo Signore e alla sua Pasqua di salvezza”!
Mi piace come le due parti del nostro testo, 13,19-22 e 14,1-2, mettano in evidenza la diversità radicale tra le sorti di Babilonia e le sorti di Israele!
Il giudizio su Babilonia è una condanna di annientamento mentre la prospettiva per Israele è il ritorno alla propria terra!
E non da soli: “A loro si uniranno gli stranieri e saranno annessi alla casa di Giacobbe” (ver.14,1).
E saranno accolti dai popoli, che li ricondurranno alla loro terra! (ver.2).
Detto questo, come interpretare allora la seconda parte del ver.2 resa in italiano con “rendendoli schiavi e schiave”?
Penso che ognuno di noi debba riflettere in che senso siamo schiavi e schiave!
Certo, siamo salvi perché abbiamo trovato – o ci è stato donato! – chi nei secoli ha custodito per noi la profezia della nostra salvezza. Senza gli Ebrei io non sarei oggi nella meraviglia di questo ascolto di preghiera e di salvezza!
Sono convinto che ancora molta strada io devo fare per unirmi e lasciarmi illuminare dal popolo della prima alleanza di Dio! Non mi sento “schiavo” degli ebrei, ma certamente vivo il privilegio di dipendere dalla loro profezia per accedere al Cristo Signore e alla sua Pasqua di salvezza!
E questo cammino con loro per accedere al Signore Gesù non è ancora terminato, ma anzi in certo senso si è approfondito!
Lo stesso essere Gesù di Nazaret, un “Ebreo”, continua a tenermi per mano.
Per questo, vivo la Parola che oggi il Signore ci dona come del tutto attuale e del tutto positiva!
Io non sono ebreo e non vorrei farmi ebreo anche se fosse possibile.
Ma mi piace oggi essere come questi “gentili” di cui Isaia ci parla, che abitano con gli ebrei e sono non loro schiavi, ma certamente loro dipendenti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.