1 Quando udì, il re Ezechia si stracciò le vesti, si ricoprì di sacco e andò nel tempio del Signore. 2 Quindi mandò Eliakìm il maggiordomo, Sebna lo scriba e gli anziani dei sacerdoti ricoperti di sacco dal profeta Isaia, figlio di Amoz, 3 perché gli dicessero: «Così dice Ezechia: “Giorno di angoscia, di castigo e di disonore è questo, perché i bimbi stanno per nascere, ma non c’è forza per partorire. 4 Forse il Signore, tuo Dio, udrà le parole del gran coppiere che il re d’Assiria, suo signore, ha inviato per insultare il Dio vivente e lo castigherà per le parole che il Signore, tuo Dio, avrà udito. Innalza ora una preghiera per quel resto che ancora rimane”». 5 Così i ministri del re Ezechia andarono da Isaia. 6 Disse loro Isaia: «Riferite al vostro signore: “Così dice il Signore: Non temere per le parole che hai udito e con le quali i ministri del re d’Assiria mi hanno ingiuriato. 7 Ecco, io infonderò in lui uno spirito tale che egli, appena udrà una notizia, ritornerà nella sua terra e nella sua terra io lo farò cadere di spada”».
Is 37,1-7

La situazione del popolo di Gerusalemme viene descritta con un’immagine impressionante: “I bimbi stanno per nascere, ma non c’è forza per partorire”. Nell’angoscia e nella disperazione cosa si può fare? Il re Ezechia ci indica la strada: riconosce la sua piccolezza e impotenza; si rivolge immediatamente al Signore nel tempio; chiede al profeta di rivolgersi anche lui a Dio, in favore di “quel resto che ancora rimane”. Non c’è fiducia completa, il dubbio rimane, e questo ci accomuna al re Ezechia: “Forse”, dice il re, il Signore ha udito le parole di ingiuria, forse udrà la tua preghiera. Il Signore risponde con quella formula di rassicurazione così frequente nelle Scritture, ma che ci piace sentirci ripetere: “Non temere”! E spiega: “Infonderò nel re d’Assiria uno spirito” che lo indurrà a tornare nella sua terra e a non minacciarti mai più. Dio è il vivente (v.4) e la nostra vita gli sta a cuore. Ci crediamo nel fatto che, nonostante le nostre incertezze, Egli sempre interviene, con compassione e misericordia.
Ci siamo chiesti come mai il profeta Isaia accolga la supplica degli inviati del re e preghi egli stesso per il re e per il suo popolo; infatti altre volte i profeti rispondono severamente agli inviati del re manifestando l’ira di Dio per i peccati del popolo (vedi per esempio 1Re14 e 2Re1).
Il primo motivo potrebbe essere che questa volta il Gran Coppiere ha insultato non solo il re e il popolo, ma addirittura il Dio di Israele, mettendo in dubbio la bontà della riforma religiosa promossa dal re Ezechia (vedi il testo di ieri Is.36,7).
Un secondo motivo, forse ancora più forte, è la confessione di debolezza del re Ezechia: “I bimbi stanno per nascere, ma non c’è forza per partorire” (ver.3).
Il profeta interpreta i sentimenti di Dio, che si lascia sempre muovere a compassione davanti alla povertà del suo popolo!
Dio ti benedica. E chiediamo la tua benedizione per noi.
Francesco e Giovanni.