Questa Quarta Domenica di Quaresima ci porta nella casa di nostro Padre. Una casa molto singolare. Con porte aperte in ogni direzione. Da una di queste porte esce un figlio che vuole prendersi la sua autonomia. Chiede al Padre la parte del patrimonio che gli spetta, e il Padre gliela consegna: l’orizzonte irrinunciabile di casa sua è la libertà. Perchè se ne va via?

Il vecchio parroco di Bozzolo, don Primo Mazzolari, grande amico di mio papà, faceva l’ipotesi di un rapporto difficile tra i due figli, il grande tutto casa e lavoro, il piccolo più inquieto e insofferente. Il ragazzo gioca male la partita della sua autogestione, e si riduce in miseria. Per un ebreo fare il guardiano dei porci vuol dire essere caduto molto in basso. E sarà la fame a farsi consigliera. Il ricordo di una tavolata dei servi di casa dove ognuno mangia pane a sazietà lo porta rapidamente a progettare un ritorno a casa, dove chiederà un’accoglienza tra i servi. "Morto" come figlio, il Padre non gli negherà un posto da servo.

Non così la pensa il Padre, del tutto perso dietro a quel figlio perduto. Incollato alla finestra dalla quale l’ha visto partire, e dalla quale non si è più staccato, nella disperata attesa di un morto che risorga. Ma ecco che i suoi occhi, fatti acuti dalla nostalgia e dal desiderio, vedono il figlio quando è ancora lontano. Non può aspettare che sia lui ad arrivare: si butta fuori casa con una gran corsa che lo porta a saltare al collo del ragazzo per dirgli con un silenzioso bacio appassionato tutto quello che ha da dirgli.

Il discorsetto servile che il transfuga pentito si è preparato non sembra trovar posto nella testa e nel cuore del vecchio, che ancora con il figlio tra le braccia gli organizza una festa di prima qualità: abito di lusso, calzari e anello. E un banchetto con i fiocchi. Sapremo dopo che la cena si accompagna anche con un’orchestra da ballo. Roba da signori. Chi pensa più al tavolo dei servi? Ma a questo punto cominciano i guai! Ed è il figlio maggiore a darne la stura, quando ancora è per strada, e viene a sapere del ritorno del mascalzone e della festa messa insieme dal Padre.

Noi lo capiamo benissimo. Anche se ci da molta pena dover sentire un lamento che rivela la tristezza della vita di un figlio che considera il Padre un padrone, e un padrone poco generoso e poco riconoscente. Ancora una volta è il Padre a uscire di casa! Questa volta l’impresa è più difficile, perchè è più facile far festa a un peccatore che convincere un virtuoso che i suoi diritti saranno rispettati come sempre. Ma noi confidiamo che anche il figlio bravo ci pensi e decida di godersi anche lui questa festa del ritorno a casa.

Anche perchè, se ci pensa bene, dovrà dire a se stesso che pure lui non è quel modello di perfezione che sembra. Anche lui ha bisogno di essere accolto . E di essere voluto bene malgrado gli inevitabili difetti che ognuno si porta dietro. L’altra sera ho fatto un sogno: che quella pazza casa fosse la Chiesa, e che il Padre fosse Dio. E che i due fratelli fossero tutta questa povera umanità. E che io fossi…tutti e due i fratelli. Con quella bella preghiera del Salmo Miserere: "dammi la gioia di essere salvato" Buona Domenica. d.Giovanni.