Nessuno parla del degrado di via Zago, dovuto all’associazione Arca che fino a pochi mesi fa ospitava una famiglia di zingari che ne richiamava altre quattro o cinque con tutto il degrado che ne consegue… Nessuno dice che oltre a portare sporcizia sono anche un pericolo per la nostra vita. Forse si aspetta che qualcuno di noi residenti salti per aria.

E’ un messaggio comparso sul Carlino del dicembre scorso che la mia amica Roberta, responsabile e “mamma” dell’Arca mi ha portato. Altre cose sono scritte in quel messaggio, non tutte vere. Ma la protesta è del tutto comprensibile. Se non il pericolo, certo il disagio è inevitabile e notevole.

Ma che cos’è l’Arca? Una vicenda straordinaria di fede e di carità. Non un’istituzione, ma una donna insieme ad alcune amiche che l’aiutano. E i poveri più poveri della città. Accolti comunque. Accolti ma anche mandati, perché ci sono vicende e situazioni che nessuna opera benefica saprebbe e potrebbe accogliere. E quindi anche le pubbliche istituzioni mandano persone all’Arca. Le stesse istituzioni che peraltro devono a loro volta intervenire per gli stessi motivi che hanno provocato quel messaggio di protesta.

A Bologna nessuno immagina che si possa mangiare, riposare, incontrare una parola di speranza e una carezza di conforto, e persino…celebrare la Messa, in un contesto così disagiato. Sono molto amico della Roberta che nel passato abitava qui vicino. Ogni tanto arriva alla nostra preghiera, con la sua borsa piena di nuovi guai e con il suo grande sorriso che vuole confermare, oltre le ferite e il disagio, la serena certezza che il Signore non abbandona chi mette la vita nelle Sue mani per offrire una tenda di sosta e di riposo per chi troppo si affatica nel deserto della sua vita. Si cercano una strada e una soluzione anche per venire incontro alle comprensibili proteste di chi abita lì vicino.

Anche a me è capitato l’anno scorso di dover condurre un disagio troppo arduo per i miei concittadini e comparrocchiani. Tuttavia bisogna prendere atto che la città di oggi, con tutto il suo apparato di assistenza, porta anche queste povertà tremende e in gran parte irresolvibili. La Roberta dell’Arca  è un abbraccio materno per chi nessuno pensa di poter soccorrere. E’ un segno e una provocazione. Bisogna cercare qualche rimedio, senza correre il rischio di perdere un dono di carità e di pace così prezioso.

Giovanni della Dozza 27 gennaio 2012