16 Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17 Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18 Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19 Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26 Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
Gv 4,16-26

Oggi il tema nuziale viene del tutto allo scoperto. Era veramente presente in tutto l’incontro di Gesù con la Samaritana, ma ora tutto quello che abbiamo ascoltato converge verso il cuore della fede: la comunione che Dio vuole stabilire tra Sé e l’umanità attraverso il sacrificio d’amore del suo Figlio Gesù. Vorrei allora provare ad indicare la fisionomia di questa convergenza verso la comunione d’amore. Nelle note delle bibbie viene spesso messo in evidenza il variare dei temi e degli argomenti, e ci si chiede di che cosa Gesù stia parlando. Ad esempio quando parla dei “cinque mariti” al ver.18, sta parlando della concreta e personale vicenda di questa donna, oppure sta parlando delle divinità adorate dai samaritani? Ecco, a me sembra che il capolavoro di un testo biblico come questo stia proprio nella sua capacità di mostrare come il nostro universo personale sia intimamente connesso con le linee profonde del nostro spirito. La nostra vita in qualche modo riflette e svela il nostro mondo interiore. In qualche modo noi sempre “celebriamo” nella nostra vita quello che più profondamente “siamo” nell’intimo di noi stessi, nel segreto della nostra persona. Anche qui, non è che il Signore “cambi discorso” quando passa dal tema dell’acqua a quello delle nozze, e poi si arriva a parlare della diversità tra la fede di Israele e le credenze samaritane, per poi arrivare all’adorazione di Dio “in spirito e verità” e alla rivelazione di Gesù come il Messia! Tutto è strettamente connesso, e tutto converge a rivelare il mistero divino presente in ogni esistenza umana.
La donna risponde di non avere marito e Gesù le ricorda tutta la storia della sua vita, con quei molti mariti e con l’attuale che le è accanto e che non è suo marito: questa donna, sapendolo o non sapendolo, in realtà non ha ancora trovato “lo Sposo” della sua vita, e cioè il riferimento totale della sua esistenza, il senso profondo della sua persona. Ora, al ver.19, entra lei stessa nel livello più profondo della realtà, e pone a Gesù il quesito sull’adorazione di Dio attraverso la divergenza tra Israele e Samaria. Questo consente a Gesù di annunciarle che è giunto l’ora in cui la relazione con Dio non ha più una sua collocazione esterna. In realtà, dice il Signore, la fede ebraica è quella che fino a questo momento ha custodito con fedeltà la profezia divina. Ma questo è il tempo finale, quello dell’adorazione “in spirito e verità”, non più in un “luogo” esterno, e con “segni” esterni, ma nell’intima realtà di ogni persona. A me sembra che l’adorazione del Padre in spirito e verità contenga un riferimento prezioso alla comunione del Padre, del Figlio, che è la verità, e dello Spirito Santo. L’adorazione è la comunione profonda con il mistero di Dio che è l’Amore. E’ la fine delle antiche “religioni” e dei loro riti. La stessa profezia ebraica simboleggiata da Gerusalemme e dal suo Tempio ora si compie e si attua pienamente nella persona di Gesù, il Figlio che adora il Padre nello Spirito. L’adorazione che è pienezza di comunione d’amore donata all’umanità da Dio e significata dalla persona e dal mistero del Figlio. Anche noi, figli di Dio nell’unico Figlio per il dono della fede, nello Spirito del Figlio adoriamo il Padre. Tutti gli antichi riti di adorazione si raccolgono nella memoria viva e attuale del sacrificio d’amore del Figlio di Dio.
Ormai non resta che l’ultimo passo. “Gesù le dice: sono Io che parlo con te”(ver.26). Ecco lo Sposo. Ecco finalmente la celebrazione delle grandi nozze d’amore tra Dio e l’umanità. In questo momento anche noi stiamo celebrando tali nozze: Gesù ci parla e noi, insieme alla donna di Samaria, lo ascoltiamo. La nostra vita si rinnova e troviamo finalmente noi stessi nella relazione con Lui.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’adorazione è l’atto di culto che si rivolge a Dio; qui però Gesù dice che “i veri adoratori adoreranno il Padre”: non è più quel rapporto quasi impossibile tra il Dio altissimo e l’infima creatura; è il rapporto di comunione e di affetto tra i figli e il Padre. E difatti adorare “in spirito e verità” vuol dire collocarsi in una relazione di “amore fedele” (lo Spirito di Dio è la sua forza di vita, il suo amore comunicativo; tale amore è vero, cioè fedele. Così spiega padre Maggi). “Così il Padre vuole che siano quelli che lo adorano”(v.23): quel “vuole” può essere tradotto meglio con cerca, desidera: è bello pensare che Egli, come noi, abbia desideri, che cerchi… senza essere nemmeno sicuro di trovare. Siamo accomunati nel cammino e l’esito, il punto d’arrivo non è scontato per nessuno.