14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15 Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
16 Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
17 Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18 Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Seleziona Pagina
“E il Verbo si fece carne”. Ecco l’affermazione suprema del mistero del Signore Gesù. Due parole, Verbo e carne, che si potrebbero considerare assolutamente contrapposte, due realtà e situazioni del tutto polari, una contrapposizione assoluta! Ebbene, “il Verbo si fece carne”!
“Carne” è il termine che raccoglie in sè la condizione povera e ferita dell’umanità e di ogni uomo e donna della terra. Carne è l’uomo nelle sue supreme pretese, conquiste e ambizioni, e carne è la creatura umana più piccola, più ferita, più sbagliata. La pretesa assoluta di questa affermazione è la presenza del verbo in ogni condizione umana, anche la più abbietta: tutto visitato, tutto invaso. L’espressione successiva ne è l’assoluta e clamorosa conferma:”..e venne ad abitare in mezzo a noi”, dove l’abitare è espresso con un verbo che è radice del termine “tenda”, memoria forte e potente della Tenda e del Tempio, cioè dell’abitazione di Dio nella Prima Alleanza; e l’ “in mezzo a noi” è anche un “in noi”, e quindi l’intimità del Signore con la nostra realtà umana, e con la realtà poverissima di ciascuno di noi.
E nello stesso vers.14 questa condizione radicalmente umiliata di Dio viene annunciata come la fonte della suprema sua rivelazione: “..e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito”. Dunque, il Verbo, la carne e la gloria! Siamo assolutamente al cuore del mistero cristiano, del mistero di Gesù Cristo, il Figlio di Dio e il Figlio dell’Uomo! La nuovo traduzione prosegue dicendo che il Figlio unigenito “viene dal Padre”. A me sembra che il testo affermi non tanto e solo che “viene” dal Padre, ma che “è” dal Padre. Tutto questo non è dottrina, ma è prima di tutto storia ed esperienza. Per i “noi” citati dall’evangelista, e per noi, oggi.
Ritorna al ver.15 la testimonianza di Giovanni Battista, a nome di tutta l’economia della Prima Alleanza. Il “dopo” deve diventare “davanti”, perchè “è prima”.
Il ver.16 sigilla la grandezza dell’annuncio cristiano, che è anche in certo senso la sua perenne problematicità, affermando che l’inabissarsi di Dio nella carne dell’umanità deve essere vista come la sua “pienezza”! Fonte universale e perenne di una grazia mai compiuta e sempre feconda: “grazia su grazia”.
Il dono divino che costituisce il privilegio universale di Israele e la sua particolarità tra i popoli della terra – la Legge – diventa al ver.17 il punto di paragone e il termine di confronto con l’incommensurabile pienezza del suo adempimento nella “grazia e la verità” che sono date al mondo intero “per mezzo di Gesù Cristo”.
Gesù è la visibilità di Dio! Il ver.18 ricorda il dato fondamentale della fede dei padri ebrei – “Dio nessuno lo ha mai visto” – gloria di Israele di fronte a tutte le idolatrie delle religioni mondane, per affermare che l’ “Invisibile” ci è rivelato – o meglio “raccontato”, da questo Figlio che “è nel seno del Padre”. Il “seno” è propriamente il grembo, anzi il “grembo materno”! Suprema intimità del Figlio nel Padre. Piccolezza e grandezza del Figlio di Dio e rivelazione piena dell’amore divino per quell’umanità nella quale il Verbo è entrato nel suo farsi carne.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi è piaciuto molto il v.16 “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia”.
L’avvenimento – tutt’altro che lontano, remoto, estraneo a noi – della Parola che si fa carne, della Parola che viene a mettere la tenda in noi, ha questa inaspettata conseguenza: che tutti noi “riceviamo”. Riceviamo grazia su grazia, riceviamo abbondantemente, riceviamo tutto.
Dio mandandoci il suo Figlio unigenito, Figlio che, in pienezza, adempirà la volontà del Padre morendo in croce e risorgendo, ci fa entrare, senza particolari meriti, nella condizione di quelli che hanno doni da ricevere.
“Gesù è la visibilità di Dio”, dice don Giovanni. Noi siamo abituati a pensare che “Gesù è come Dio”; invece è “più vero” dire che “Dio è come Gesù”: ben lontano da quegli attributi che le religioni attribuiscono alla divinità, il nostro Dio ha quelle caratteristiche che vedremo evidenziate, giorno dopo giorno, nella persona e nelle parole di Gesù. – Ieri non potuto partecipare al commento iniziale. Mi sarebbe piaciuto sottolineare le parole “in lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”: Vita, prima che luce; la vita è la luce! Tra l’altro, nella tradizione ebraica la luce era un’immagine o metafora della Legge, della Parola. La nostra luce è la Vita, che è in Lui e alla quale partecipiamo…
Ciao Andres, mi ono sempre chiesto quale è la giusta traduzione tra “il verbo si fece carne”
“il verbo divenne carne ” e “il verbo fu fatto carne”
Come si vede c’è uno slittamento tra l’autoincarnazione e l’incarnazione fatta da altri, il verbo è egeneto, chi ha ragione?
Grazie
Mario