1 In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2 Egli era, in principio, presso Dio:
3 tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
4 In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5 la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
6 Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
7 Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8 Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
9 Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10 Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
11 Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
12 A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
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Prima parte
Con semplice atto di fede e di sapienza introduciamoci nel cammino del Vangelo secondo Giovanni riascoltando le prime parole di Genesi. E’ il modo semplice e buono per riconoscere l’intenzione profonda dell’Evangelista di collegare fortemente il suo “in principio”, con le parole iniziali della Bibbia. Il nostro caro Signore Gesù, l’umile Figlio dell’Uomo e Figlio di Dio lo possiamo e lo dobbiamo collocare in quel “principio”. Anzi, il principio di cui scrive Giovanni non è neppure il “principio della creazione”, ma il “principio assoluto”, assolutamente prima di tutto, perchè “il Verbo era Dio”. Noi non possiamo pensare a Dio se non attraverso il Verbo.
Questo termine “Verbo” possiamo intenderlo come la “Parola”, ma dobbiamo continuare a pensarlo come assolutamente “interno” a Dio. Appunto “il Verbo era Dio”; quel verbo all’imperfetto è il modo per dire che “era sempre”, e che non esiste un tempo nel quale il Verbo non era Dio. Mi interrompo subito per dire due cose! La prima è che non dovete assolutamente pensare che di queste cose io capisca più di voi; anzi, sono contento di mettere il mio balbettio accanto a voi, per confermarvi e confortarvi circa il fatto che siamo davanti a cose talmente grandi che non non dovremmo avere neppure il coraggio di considerarle. E qui c’è la seconda cosa che devo dire, e cioè che queste parole astratte alle quali oggi ci rassegnamo saranno rese concrete da tutto quello che ascolteremo in questo Vangelo. Qualcuno infatti dice giustamente che queste prime parole sono la grande sintesi di tutte quelle che, se Dio vorrà, ascolteremo. Tutto in questo senso si illuminerà.
E qualcosa già oggi si presenta evidente nella sua potenza e in quella fiosionomia che fa del cristianesimo un’avventura assolutamente unica, pur non essendoci in esso nulla che non abbia la sua culla profetica nella rivelazione e nella sapienza dei padri ebrei e delle Scritture che Dio ha donato loro.
(continua)
(segue) Seconda parte
Ammiriamo quindi, ai vers.1-2, l’affermazione due volte ripetuta che “il Verbo era presso Dio”. Il testo non ci parla di una condizione statica del Verbo nei confronti di Dio, ma di una sua eterna “tensione verso” Dio! E con questo ci regala, interno al mistero di Dio, un mistero di eterna comunione. Il verbo è eterna comunione ! Dio non è solitudine ma comunione. Tentando di semplificare ancora, Dio non è solitudine, ma è l’eterno amore tra Dio e il Verbo. E più esplicitamente, come significhiamo con parole e con il gesto, ogni mattina e ogni sera per porre tutta la nostra vita nel cuore di Dio, Dio è l’eterna comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo.
Per questo, il ver.3 ci ricorda che quando Genesi 1 afferma che “Dio disse..”, in questo profeticamente afferma che “tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”, dove questo “lui” è il Verbo che “era presso Dio”, il Verbo che “era Dio”. L’umanità, che è il cuore della creazione, ha nel Verbo divino la vita e la luce, come dice il ver.4. La vita dell’umanità, e la luce che fa di questa creatura un unico nel creato, vengono dal Verbo di Dio.
Il ver.5 preannuncia la grande tensione e lotta tra questa luce e “le tenebre”. E afferma fin d’ora quello che è attualissimo per noi in ogni istante, e che spesso ci pare tanto arduo e fragile:”la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. Se guardate la vostra vecchia bibbia vedrete che qui la nuova versione fa una scelta fortissima. So che non conta niente, ma io dico che questa scelta mi convince.
I vers.6-8 raccolgono nella persona di Giovanni Battista tutta la testimonianza profetica del Primo Testamento, che Dio ha donato ai padri ebrei per tutta l’umanità. La venuta di Giovanni precede immediatamente e “presenta”, come vedremo più avanti – sempre se Dio vorrà! – “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”(ver.9). Il mondo non è assolutamente in grado di riconoscere tutto questo. La testimonianza profetica è assolutamente necessaria.
Chi accoglie la testimonianza e quindi accoglie il Verbo di Dio diventa figlio di Dio! I vers.12-13 mi sembra vogliano affermare che credere nel Figlio di Dio è in ogni modo una grazia assoluta, e che dunque la fede non è collegabile ad alcuna causa o ragione, o azione umana. “Da Dio sono stati generati”. Il “sangue” del ver.13 si riferisce forse alla potenza dei sacrifici religiosi; e “volere di carne” e “volere di uomo” esprimono ogni potenza umana e sovrumana…ma la fede è solo puro dono di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nel testo di oggi possiamo vedere due parti distinte.
La prima descrive il Verbo, la Parola, il Cristo Gesù come fondamento, principio, vita, luce di tutto il creato. Niente è, esiste, è stato fatto senza di Lui.
La seconda parte descrive come, in un momento preciso della storia, questo Verbo sia venuto tra i suoi, si sia reso presente concretamente nel mondo. Lui che era lassù nel cielo, presso Dio, prima di tutte le cose, ora è una realtà che possiamo misteriosamente accogliere, ricevere, vedere, credere, toccare.
Eravamo semplici creature di Dio; ora con il Verbo possiamo diventare… suoi Figli!
Mi colpisce molto questo vertiginoso contrasto tra il prima e il dopo.
All’inizio del vangelo di Giovanni siamo portati nel cuore della Trinità. Da sempre, prima che il tempo fosse, Il verbo era Dio ed era presso Dio. Unità nella diversità. Il nostro Dio è un Dio di relazione, un Dio di comunione. Un Dio dinamico, aperto, non isolato nella sua perfezione, che basta a se stesso. Nel v.3 riecheggia l’inno di Col 1 “poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili:” (Col 1,16)
E subito il contrasto tra luce e tenebre, il mistero della vita dell’uomo, il mistero del rapporto tra la nostra tenebra e la sua luce, la luce quella vera. Le tenebre non hanno vinto la luce, ma il mondo creato da lui non lo ha riconosciuto; siamo casa sua, siamo suoi, ma non lo abbiamo accolto. Questa ambivalenza caratterizza la storia dell’umanità e la vicenda di ogni uomo. Le nostre tenebre non lo riconoscono, non lo accolgono, eppure non riescono a vincere la luce. E’ il nostro brancolare nel buio, però con una luce che, nonostante tutto, continua a risplendere. E poi, al v.12, il miracolo, il dono della fede. “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” Riecheggiano le parole di Gesù a Pietro in Mt 16,17 “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.”
ad una prima lettura superficiale mi è parso molto ostico, ma dopo aver letto e meditato il Suo commento ne ho compreso il vero significato. Grazie per avermi illuminata, prima mi sono scervellata.