60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61 Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64 Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65 E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Giovanni 6,60-65

Mi sono chiesto cosa precisamente scandalizzi i discepoli, quale sia questa parola dura, e ho riletto tutto il discorso dal versetto 26.
Mi pare che questo linguaggio duro consista nell’affermazione chiara da parte di Gesù della necessità di un legame più forte con Lui rispetto alla semplice adesione politica o al semplice discepolato verso un rabbi famoso. Lungo tutto il capitolo, utilizzando i termini del pane e del cibo, Gesù afferma ripetutamente che è la comunione con Lui ciò che conta per la salvezza. Per questo dice di voler essere per noi cibo nella forma della propria carne e del proprio sangue: per essere il nutrimento che ci dà sostentamento ed energia, il principio stesso della nostra vita. Ci dice che comunione con Lui significa accettare che Lui diventi parte di noi, che la Sua persona riempia e sostenga la nostra fino a conformarla a Lui. Ciò che è scandaloso anche agli occhi di molti dei suoi discepoli è la richiesta di Gesù di non limitarsi ad un rapporto di sequela o di adesione alla sua proposta ma di lasciarsi pervadere intimamente dalla Sua vita, annullando la distanza fra noi e Lui.
Il vers. 26 parla dello scandalo ben maggiore che deriverebbe, e deriverà, dal vederlo salire là dov’era prima. Credo che indichi lo scandalo della croce, perchè è proprio nel momento in cui Gesù sarà innalzato sulla croce che la sua carne ed il suo sangue diverranno vero cibo e vera bevanda di salvezza. Solo questo è lo scandalo, preannunciato dal discorso sul pane: solo il Padre, col dono dello Spirito, ci permette di accettare questo scandalo, di per se stesso inaccettabile da tutti, giudei e discepoli; solo il Padre ci permette di accettare che questo scandalo diventi ragione e causa della nostra vita.
Possiamo e forse dobbiamo farci una domanda anche se pensiamo che non sapremo individuare una risposta: perché i discepoli sentono “dura” la Parola del Signore? E perché, dice il Signore, ne restano scandalizzati?
Penso sia per il raccogliersi di tutto il mistero di Dio nella umile persona di Gesù: un raccogliersi molto esigente che non accetta e non ammette “ragionamenti” e che non ha limiti: Gesù, il Figlio dell’Uomo, è il Figlio di Dio. L’uomo Gesù è Dio!
E si dovrà accettare non solo che Dio si è reso presente nel mondo, ma che in Gesù, il Figlio dell’uomo, lo si vedrà “salire dove era prima”! (ver.62).
Il “Vangelo” di Gesù è pura rivelazione, e quindi puro dono. Come più volte abbiamo sottolineato, la conoscenza di Lui e la comunione con Lui, è pura grazia! Ed essendo tale, non è conquista umana, non è “grandezza religiosa”, non è eroica virtù, tutti elementi che sono profondamente presenti nella natura umana! Pensiamo ancora una volta a come facilmente il Serpente convinca i primogenitori di intraprendere la conquista del mistero di Dio, per diventare come Lui!
Ma “è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla”. Le parole che Gesù ha detto loro “sono Spirito e sono Vita” (ver.63).
La realtà umana e la realtà divina possono incontrarsi non perché l’uomo si fa Dio , ma solo perché Dio rivela e dona se stesso all’umanità!
Così sono coloro che credono, e per questo il ver.64 accosta coloro che non credono in Lui a colui che lo tradirà! Ma anche il tradimento nulla potrà contro la verità suprema del mistero divino! Anzi, proprio il tradimento che porta Gesù verso la Croce sarà via della suprema rivelazione e della suprema potenza di Dio!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni