1 Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2 A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, 3 sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. [4] 5 Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. 6 Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». 7 Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». 8 Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». 9 E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Giovanni 5,1-9a

Implicitamente il ver.1 ci pone una domanda circa il legame tra quello che abbiamo ascoltato dal Signore fino ad oggi e l’evento che ora ci viene raccontato: la miracolosa guarigione dell’uomo malato. Raccogliendo quello che abbiamo ascoltato viene da pensare che oggi ci venga presentata la condizione di questa umanità che Gesù viene a chiamare e a porre in comunione nuziale con Dio: è un’umanità malata.
La piscina e i molti malati che vi sono intorno assume la fisionomia simbolica della Prima Alleanza nella Legge. I cinque portici sono stati visti dalla tradizione come l’immagine della legge, dei primi cinque libri della bibbia, chiamati dalla fede ebraica la “Torà”. E’ appunto il Pentateuco, rivelazione e consegna al popolo della Prima Alleanza nel dono della Parola di Dio, della Legge. Il “popolo” di ammalati che giace sotto i cinque portici e il raro evento di qualche guarigione esprime la condizione malata dell’umanità, la protezione provvidenziale della Prima Alleanza con Israele, e forse il senso dell’attesa di eventi grandi che si compiranno.
L’uomo malato da trentotto anni rappresenta tutta quella folla ammalata. Gesù lo interpella chiedendogli se vuole guarire. La risposta è che manca chi lo immerga nell’acqua quando questa “si agita”. Tale agitazione esprime la presenza momentanea di Dio che riempie la situazione di un senso di attesa angosciata e angosciante. La Parola di Gesù al ver.8 cambia radicalmente la situazione del malato. Facendo quello che Gesù gli ha ordinato, egli si alza, prende la barella sulla quale era disteso e cammina. Anche qui è attraente la potenza simbolica dell’immagine: quella barella sulla quale giaceva, segno di un’infermità senza via d’uscita, è ora ciò che egli porta. Lo stesso verbo lo abbiamo ascoltato in Gv.1,29: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quanti simboli e riferimenti in questi pochi versetti, e perlo più di interpretazione condivisa. Il termine “infermi” designerebbe la categoria nel suo complesso, mentre “ciechi, zoppi e paralitici” specificherebbero di che malati si tratta. Da notare che a “ciechi e zoppi” era proibito l’accesso al tempio; i paralitici, invece, sarebbero un riferimento ai “disseccati o inariditi” del profeta Ezechiele. Dunque, sembra brutta la condizione del popolo di Dio. – Perché l’uomo ha proprio 38 anni? 38 erano stati gli anni della peregrinazione nel deserto (poi sono stati arrotondati a 40) e rappresentano il tempo di una generazione: quella generazione fallì totalmente, giacché nessuno poté entrare nella terra promessa.- Interviene Gesù che prende l’iniziativa e dice a quell’uomo che “giaceva”: “Alzati!…” Diciamolo chiaramente, anche se siamo sempre un po’ restii e timorosi nel riconoscerlo: Gesù gli ordina di infrangere la Legge: “Prendi la tua barella e cammina”. Con Lui comincia il tempo della grazia, del dono gratuito, dell’amore di Dio diffuso nei nostri cuori per lo Spirito che ci è stato dato.