31 Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32 Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. 33 Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. 34 Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. 35 Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36 Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
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Il confronto serrato tra ciò che è dalla terra e ciò che è dal cielo, o tra carne e Spirito, tipico del linguaggio del vangelo di Giovanni, già presente nel Prologo e poi ancor più chiaro nel dialogo con Nicodemo, e oggi ripreso in questa conclusione del cap. 3, vuol dire che è inutile che ci arrabattiamo fondandoci sulle nostre forze e risorse, ma che accogliamo con pace e, se possibile, anche con gioia, il dono di Dio, che è “Colui che viene dall’alto”, che ci testimonia su Dio, che “dice le parole di Dio”, il Figlio di Dio Gesù.
Si rivela qui il rapporto di stretta dipendenza tra la Parola e lo Spirito: “Colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura (qui bisogna inserire infatti) egli dà lo Spirito”. Il Padre dà al Figlio lo Spirito senza misura e questo fa sì che il Figlio proferisca parole di Dio.
“Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa” (vers. 35): seguendo questo vangelo capiremo che quell’ ogni cosa sono le persone, che il Padre ha affidato al Figlio e che il Figlio custodirà con amore sino alla fine, perché nessuno vada perduto, finché il Figlio le restituirà al Padre nella grande preghiera del cap. 17.
L’accenno all’“ira di Dio che rimane su di lui” è piuttosto preoccupante, ma va inteso come un monito, che ha il fine che non accada mai che qualcuno non obbedisca (meglio, non si lasci persuadere) dal Figlio di Dio.
Dio vi benedica e voi benediteci. F e Gv