1 Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2 Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
4 Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5 Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6 Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. 7 Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. 8 Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
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La figura di Nicodemo è molto importante nella narrazione evangelica di Giovanni, anche se molto ridotta – lo troveremo, oltre che qui, in Gv.7,50 e Gv.19,39 – perché ci offre un esempio molto luminoso della fede dei padri ebrei, e nello stesso tempo ribadisce la discontinuità inevitabile tra la Prima e la Seconda Alleanza. Nicodemo può essere segno, nel linguaggio della modernità, di quel “laico” fedele, rigoroso e aperto, nel quale si colgono tutti i segni dell’attenzione di Dio verso di lui, pur rimanendo – forse! – sull’altra sponda rispetto alla fede di Gesù. Si tratta in ogni modo di un “amico”, per quanto “segreto”, e di un’esperienza che fino alla fine si tiene accostata alla persona del Signore.
Nicodemo è “un capo dei Giudei”, e quindi rappresenta la forma alta della vicenda del Popolo di Dio. Si reca da Gesù “di notte”: anche questo è un particolare molto interessante, perché evidenzia come nell’esistenza umana si incrocino realtà non illuminate e tuttavia ricerca e riconoscimento dei segni della luce. Questo lo porta a “riconoscere” Gesù come un “maestro”, e quindi come persona interamente facente parte della più alta esperienza spirituale e morale della fede ebraica. Veramente quindi, lo riconosce come uomo “venuto da Dio”, e questo in ragione dei ”segni” compiuti da Gesù. Abbiamo già fatto cenno al rilievo e insieme ai limiti che “il segno” ha nel Vangelo secondo Giovanni. Essi infatti sono segni, conferme, illuminazioni della vita nuova, ma non sono “prove” e dimostrazioni di questa vita nuova. Vedremo che questo sarà presente in tutte le occasioni nelle quali tali segni si manifesteranno. Sono “segni” per chi crede, ma non sono “segni” per chi non ha ricevuto questo dono. Per questo Gesù risponde a Nicodemo che “se un non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio”.
Nicodemo risponde a questa affermazione chiedendo come un uomo può fare questo: “Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. E in questa domanda di Nicodemo non è forse tanto importante osservare l’impossibilità dell’impresa, quanto il fatto che in ogni modo deve essere sempre un’opera che l’uomo compie per ottenere il risultato che cerca. E Gesù risponde nuovamente ribadendo che ”se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio”(ver.5). E così ribadisce la condizione assoluta che peraltro non è possibile alla comune esperienza umana. E Lui stesso, il Signore, sottolinea tale impossibilità: “Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito”. D’altra parte non bisogna meravigliarsi di quello che Gesù ha detto e che ora ribadisce: “dovete nascere dall’alto”(ver.7).
Il paragone del ver.8, più poetico che metereologico, esprime efficacemente il “mistero” della vita nuova, la vita di “chiunque è nato dallo Spirito”. Di questa vita, come del “vento”, dice che “soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va”. In questo modo Gesù annuncia ed evidenzia che la vita di fede è solo dono di Dio. Non opera dell’uomo, e neppure di un uomo particolarmente sapiente o dotato, perché, appunto “quello che è nato dalla carne è carne”. Quindi, si deve “nascere dall’alto” per entrare nel regno di Dio. E questo regno di Dio è “la vita nuova”. Ma nessuna impresa umana, anche di supremo valore e potenza, può realizzare questo. Perché la vita nuova è solo dono di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nicodemo va da Gesù “di notte”; ecco il commento di S.Agostino: “Nicodemo viene al Signore, ma viene di notte; …viene alla luce e viene nelle tenebre; … nelle tenebre … cerca il giorno. Parla ancora delle tenebre della sua carne…”. – Ciò che Gesù gli propone non è un cambiamento, una conversione, ma una rinascita e per giunta non una nuova nascita (come suggeriva la versione latina) ma una nascita dall’alto. Gesù lo spiega subito dopo: si può avere questa nuova nascita solo “da acqua e spirito”, e lo spirito qui è la forza di Dio, il principio della vera vita. Non si può far altro che balbettare davanti a questa opera di Dio e fidarci della parola di Gesù. Non siamo rinchiusi nella nostra “carne”, con i suoi limiti, fragilità e mortalità, ma siamo anche noi “nati dallo Spirito” ed entrati nel Regno.