25 Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26 Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27 Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
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Nella sua diversità rispetto ai Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca vengono chiamati “sinottici”, perché più accomunati tra loro rispetto al Vangelo secondo Giovanni), la vicenda di Pietro si presenta alla fine più drammatica e più intensa.
La prima negazione di Pietro ha avuto come seguito l’interrogatorio di Gesù da parte del sommo sacerdote (vers.19-24). Il ver.24 diceva che Gesù è stato mandato, legato, a Caifa. Dunque ora Egli non è presente. Questo sembra confermare quello che al ver.21 Gesù aveva detto ad Anna: “Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”. Dunque Pietro si trova nell’ora e nella possibilità di testimoniare il suo essere discepolo del Signore! Ma ancora una volta egli nega: “Non lo sono” (ver.25).
A questo si aggiunge una provocazione particolarmente forte da parte del servo che è “parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio”, parente di Malco (ver.10). Era stato il momento di un’affermazione molto preziosa da parte di Gesù: “Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?” (ver.11). Dunque occasione fortissima per dare la sua testimonianza di discepolo. Ma Pietro ancora nega.
Possiamo infine notare un’ulteriore notevole diversità del testo di Giovanni rispetto ai Sinottici: mancano qui il pentimento e il pianto di Pietro. Alla triplice negazione nel cortile del sommo sacerdote darà sanazione e salvezza la triplice domanda di Gesù a Pietro: “Mi ami tu ..?” in Gv.21,15-19, che porterà Pietro fino al dolore per il ripetersi da parte di Gesù di questa delicata e severa domanda, che metterà ancor più in evidenza la gravità drammatica della triplice negazione di oggi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Siamo al crollo di Pietro: nega per la seconda volta di essere discepolo: “Non sono”. Eppure, gli è stata offerta una nuova possibilità; dice, infatti, il servo: “Non ti ho visto con lui nel giardino?” Il giardino è il simbolo della vita, della fecondità… ed è lì che l’autore ha collocato l’autoconsegna di Gesù per il dono definitivo. Pietro non raccoglie quest’ultimo invito, ma per sua fortuna (e di noi, che gli stiamo dietro) c’è ancora la possibilità della conversione e della sequela. – Canta il gallo: si pensava che il gallo fosse il trombettiere di satana, il quale operava – così si riteneva – nelle tenebre e nella notte. Lo “squillo” del gallo segnalava la vittoria di satana e del male. Ma alla infedeltà di Pietro c’è ancora rimedio, poiché l’amore e la fedeltà di Dio sono più grandi del male e del maligno.