1 Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2 Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3 Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4 Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5 Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6 Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7 Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8 Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», 9 perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». 10 Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11 Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Giovanni 18,1-11

Entrando nella memoria della Pasqua di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni, non vi chiedo di leggere oggi tutto il capitolo, ma di provare a leggere ogni giorno il testo parallelo di un altro Evangelista, per esempio Marco, per cogliere la novità e la singolarità prestigiosa del Quarto Evangelo. Già oggi!
Cogliete tutto quello che Giovanni non dice come gli altri Evangelisti e soprattutto notate come la stessa memoria di un fatto in lui si trasforma e si amplia!
Mentre in un altro dei Vangeli leggo che il Getsemani è un “podere”, Giovanni dice che è un “giardino”, e usa lo stesso termine presente nella versione greca del Libro del Cantico dei Cantici. E’ un giardino d’amore dove lo Sposo incontra la sua Sposa: il Signore incontra l’umanità! Perché la Pasqua è la celebrazione nuziale tra Cristo e l’umanità, che Egli ama e che è venuto a salvare con il suo sacrificio d’amore.
Con Lui ci sono i discepoli, ma c’è anche Giuda!
Manca in Giovanni tutta la memoria dell’angosciata preghiera del Cristo, ed è Lui che si presenta a quelli che con Giuda sonno venuti a catturarlo, e chiede a loro: “Chi cercate?”.
E quando Egli dice: “sono Io”, che è memoria e celebrazione del nome di Dio rivelato a Mosè – “Io sono” – tutti cadono a terra!. Perché Lui è Dio!
E quando daranno la stessa risposta al ripetersi della sua domanda: “Chi cercate?”, Egli dirà “Vi ho detto: sono Io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano” (ver.8), e in questo modo, dice il ver.9, si compie “la Parola che Eli aveva detto: ‘Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato’. Lui, il catturato e condotto alla morte, è in realtà il Salvatore di tutta l’umanità!
Quando, ai vers.10-11, Pietro taglia l’orecchio al servo Malco, Gesù gli dice: “Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo”: in realtà Egli sta obbedendo al Padre che gli chiede di offrire per amore la sua vita! Vedete: la passione del Signore è quella raccontata anche dagli altri Evangelisti, ma qui è rivelata in modo straordinariamente nuovo e prezioso!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Entriamo nella grande notte della “traditio”, termine latino che indica sia il tradimento sia la consegna, l’autoconsegna di Gesù nelle mani degli avversari. Il tradimento viene ribadito con la citazione del nome del torrente: il Cedron. Questo nome riportava immediatamente la memoria degli israeliti a Davide in fuga da Gerusalemme per il tradimento di Assalonne. – L’altro termine importante è “il giardino”: è il giardino d’amore del Cantico dei cantici, come scrive (don) Giovanni, ma è anche il giardino della Genesi, il luogo della vita creata e donata da Dio. Gesù vi entra, mentre non vi entrerà Giuda, che si è fatto guida di coloro che vogliono mettere a morte il Signore. Costoro “indietreggiano e cadono” di fronte alla presenza divina di Gesù, manifestata da quel “Io sono”; ma Egli non vuole far uso di potenza che non sia quella del suo dono d’amore. Chiede solo che i suoi non vengano toccati, poiché a Lui il Padre li ha affidati.